Sa Pippia de Maju
- 45 - - 44 - Altra tipologia di rito è invece quella che riguarda le cosìdette “Reines Ambulantes”: si tratta di un gruppo di bambine solitamente vestite di bianco, ornate con coroncine di fiori, che trasportavano piccoli bouquet fioriti, percorrendo le strade del paese eseguivano una questua: Le premier dimanche de Mai de petites filles de trois et quattre ans nommées maïes, parcourrent les rues; elles sont vêtues d’une robe blanche garnie des rubans; leurs cheveux tressés sont soutenus par des bandelettes; à leur côtè est suspendu un panier rempli de fleurs qu’elles distribuent dans les maisons en échange de quelques cadeaux 36 37 Le premier dimanche de Mai, les jeunes jens accompagnaient l’un d’eux déguisé en fille et paré de rubans; ils allient de porte en porte quêtant des oeufs en chantant: “Voici le joli mois de mai" 38 39 Rangen (Arrondissement de Molsheim, canton de Wasselonne) La dimanche de la Pentecôte , un groupe de fillettes de sept à douze ans marchant deux par deux parcourt les rues portant ensemble de petits seaux pour recueillir du vin, un panier pour le lard et les oeufs. Le premiere du cortège, [...] couronnée de fleurs des champs, elle tient de la main droite un bouquet de fleurs coultivées et de lamain gauche celle d’une petite fille [...] tenant un bouquet de fleurs des jardins. Observé en 1934 Schély (VAN GENNEP 1945: 1474) 40 Côte d’Or, Volnay Canton de Beaune jusqu’en 1840. Le soir du premier dimanche demai, un cortège de petites filles conduissant l’Épouse duMois de Mai, âgée de cinq ou six ans, couronnée de fleurs de pommier ou d’aubépine, portant un bouquet de marguerites et de roses, avec robe blanche couverte de rubans et de dentelles. Chanson qui seuil de chaque maison avec souhait: Parfaite santé et bonne anné - Étrennez notre Épousée - Voici que vient le mois de mai. Ouvrez la porte s’il vous plaît. Don d’oeufs et de menue monnaie. Puis collation chez les parents de l’Épousée; les oeufs servaient à 36 Trad.: La prima domenica di maggio piccole bambine di tre/quattro anni chiamate “maïes” percorrono le vie; queste sono abbigliate con una veste bianca guarnita con nastri; I loro capelli intrecciati sono sostenuti da fasce; portano di fianco un cestino pieno di fiori che distribuiscono nelle case in cambio di qualche regalo. 37 Van Gennep fa' qui riferimento a un testo scritto dal prefetto des Hautes-Alpes, Ladoucette, e che ri- tiene valido per la fine del XVIII° secolo e il primo quarto del XIX°. Aggiunge inoltre: “Plus de cent ans après, j’ai obtenu confirmation de la coutume pour toutes les communes du canton de Serres jusque vers 1914” (VAN GENNEP 1945:1467) 38 Trad. : la prima domenica di maggio, i ragazzini accompagnano [in una questua ndr] uno di loro trave- stito da ragazza e ornato con nastri; vanno di porta in porta questuando uova e cantando “ecco il bel mese di Maggio” 39 Lo studioso fa ancora riferimento alle testimonianze del prefetto des Hautes-Alpes, Ladoucette. 40 Trad. : La domenica di Pentecoste, un gruppo di bambine di sette/dodici anni camminano a due a due percorrendo le vie [del proprio paese ndr] portando insieme piccoli secchi per raccogliere del vino, un paniere per il lardo e le uova. La prima bambina del corteo è incoronata con una corona di fiori di cam- po, nella mano destra porta un bouquet di fiori coltivati e con la mano sinistra tiene quella di un’altra bambina che porta un bouquet di fiori da giardino. faire des omelettes (VAN GENNEP 1945: 1476) 41 Questi esempi studiati dall’antropologo francese ben si prestano alla comparazione con alcune pratiche individuate in Sardegna. A questo proposito risulta utile analizzare il rito celebrato nel paese di Riola (OR) il 1° Maggio, attivo fino agli anni ’50/60 ca. del 1900: le bambine di età compresa tra i 4 e i 10 anni ca., erano solite riunirsi la mattina del primo maggio e praticare una questua, trasportando cerimonialmente in corteo nel proprio vicinato, una bambolina 42 di “coreganzu” 43 (chrysanthemum coronarium), margherita selvatica che cresce rigogliosa nei campi e nelle campagne durante la primavera. La raccolta della specie vegetale avveniva la mattina presto, effettuata dalle stesse bambine, la composizione della pupattola era riservata invece alle madri, che confezionavano i rami e i fiori a forma di croce, legandola con dello spago, in modo da creare un fantoccio informe ma con testa braccia e gambe. Questo poi, veniva abbigliato con abitini bianchi da bambina e una cuffietta da neonato, talvolta il viso veniva dipinto disegnando almeno gli occhi e la bocca. Una volta confezionata sa “Maiomoa” veniva portata in braccio da una delle bimbe o trasportata all’interno di un cestino. Le bambine in piccoli gruppi di 3 o 4 praticavano così la questua, fermandosi di casa in casa, solitamente iniziando dalle abitazioni del proprio vicinato. Si presentavano con la formula di rito: « a s’ora de sa Maimoa » ( Trad. Lett.: «All’ora della Maimoa »), le padrone di casa a questo punto donavano: uova, frutta secca, verdure, frutta di stagione o qualche moneta. Alla fine del giro di questua, sa Maimoa veniva gettata dal ponte presso il fiume del paese e la raccolta dei doni ricevuti veniva suddivisa equamente, tra le fanciulle. Così raccontano alcune informatrici: “Andavano in giro in campagna a raccogliere questi fiori gialli, su coraganzu, per fare saMaimoa, poi li portavano a casa, ognuno allora aveva un vestitino, e anche la cuffia ci mettevano, guarda una cosa che si poteva rifare tutt’oggi invece non lo fanno più, [chi le preparava? Ndr] le mamme, le bambine stavano li a guardare perché non capivano com’era, allora facevano le braccia, le gambe tutta la oso…con la cuffietta […] davano figu inforrada, pabassa, qualche uovo anche, andavano con il cestino e con questa bambolina, naranta: «a s’ora de sa Maimoa», presentavano questa 41 Trad. : La sera della prima domenica di maggio, un corteo di bambine conduce la “Sposa di Maggio” dell’età di cinque o sei anni, incoronata con una coroncina di fiori di melo o di biancospino, porta un bouquet di margherite e rose, è vestita con un abitino bianco ricoperto di nastri e pizzi. Le bambine cantano una canzone di augurio ogni volta che si fermano sulla soglia di una casa: «Salute e buon anno nuovo, date una strenna alla nostra Sposa, ecco che arriva il mese di maggio. Aprite la porta per favo- re!» I doni sono uova e soldi. Successivamente si mangia tutti insieme a casa dei genitori della Sposa. Le uova servono per preparare delle omelettes. 42 Gran parte dei manufatti dei popoli di interesse etnologico che la letteratura specialistica e i cataloghi di musei indicano come „bambole“, in realtà nelle culture produttrici, quasi mai hanno la funzione di giocattoli riservati alle bambine, in quanto il loro uso commemorativo, rituale o magico, quali amuleti, sostituti o simulacri appare nettamente prevalente, anche quando prodotti analoghi per materiali, for- ma dimensioni o decorazioni compaiono nelle mani di bambine pre-puberi: con ogni probabilità una trasformazione secondaria, secolare e/o acculturata di un oggetto votivo (CERULLI 2008: 81) 43 A seconda della variante di sardo parlata nei diversi paesi, il fiore viene chiamato: "coreganzu", "coraganzu", "caraganzu".
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