Sa Pippia de Maju
- 39 - - 38 - Altri esempi riguardano invece il trasporto rituale di elementi vegetali da parte di fanciulli che praticano una questua: Lo spirito arboreo è spesso concepito e rappresentato come staccato dall’albero e rivestito di forma umana e persino incarnato in uomini e donne. Gli esempi di questa rappresentazione antropomorfica dello spirito arboreo si possono trovare in grande abbondanza nei costumi popolari dei contadini europei. V’è una classe istruttiva di casi in cui lo spirito arboreo è simultaneamente rappresentato in forma vegetale e in forma umana, poste una vicina all’altra, come se avessero l’espresso scopo di spiegarsi l’un l’altro. In questi casi il rappresentante umano dello spirito arboreo è qualche volta una bambola o una pupattola, qualche volta una persona vivente, ma, bambola o persona, è posta vicino all’albero o a un ramo; così che la persona o la bambola e l’albero o il ramo formano una specie di iscrizione bilingue, essendo, per così dire, uno la traduzione dell’altro. Qui, dunque, non vi può essere dubbio che lo spirito arboreo non sia attualmente rappresentato in forma umana: Così in Boemia, la quarta domenica di quaresima, i ragazzi buttano nell’acqua una bambola detta la «morte»; poi le ragazze vanno al bosco, tagliano un alberello e ci attaccano una bambola vestita di bianco e che somigli a una donna; con quest’alberello e con questa bambola vanno di casa in casa, raccogliendo doni e cantando canzoni con questo ritornello: Portiamo la Morte fuori del villaggio E portiamo l’Estate nel villaggio. Qui, l’«estate» è lo spirito della vegetazione che si ravviva e ritorna a primavera. In alcune parti dell’Inghilterra, i bambini vanno in giro a domandare un soldo portando delle piccole imitazioni di maggi e una bambola, con un bel vestitino, che chiamano la signora del maggio. In questi casi, l’albero e la bambola sono evidentemente considerati equivalenti. A Thann in Alsazia, una ragazza detta la «piccola rosa di maggio» tutta vestita di bianco, porta un piccolo maggio, adorno di ghirlande e di nastri. Le sue compagne raccolgono doni di porta in porta, cantando questa canzone: Rosellina di maggio, gira tre volte Miriamola da tutti i lati! Rosa di maggio, vieni al bosco verde Ci rallegreremo tutti. In questo caso e nei precedenti, quando i bambini vanno in giro il 1° maggio con ramoscelli verdi e ghirlande, cantando e raccogliendo denari, il significato è che con lo spirito della vegetazione portano alle case abbondanza e fortuna. (FRAZER 1990: 155-6) da tutti i quartieri; e vi danza intorno in gran cerchio (FRAZER 1990: 152) [Il rito è riscontrabile secondo Frazer anche in Germania e in alcune parti della Boemia ndr] Nelle città di Saffron e Walden e Debben, nell’Essex, il primo maggio, gruppi di bambine vanno in giro di porta in porta con ghirlande, cantando una canzone [...] in mezzo a ogni ghirlanda mettono generalmente una bambola. Simili costumi erano e sono ancora osservati in molte parti dell’Inghilterra. [...] In alcuni villaggi dei Vosgi, il primo sabato di maggio, le bambine vanno in comitiva, di casa in casa, cantando una canzone in lode del maggio, in cui si parla di “pane e piatti che vengono di maggio”. Se si danno loro dei soldi attaccano alla porta un ramo verde, se si rifiutano augurano alla famiglia molti figli e niente pane per nutrirli. [...] il giovedì prima di Pentecoste, nei villaggi della Russia “vanno nei boschi, cantando canzoni e intrecciando ghirlande, tagliando una giovane betulla, che vestono con abiti femminili, o adornano di nastri e di strisce variopinte. Dopo di che fanno una festa al termine della quale prendono la betulla vestita, la portano al villaggio con danze e canzoni di gioia, e la mettono in una casa dove rimane, onorata ospite, fino a Pentecoste. Nei due giorni di mezzo, fanno visita alla casa dov’è la loro ospitema il terzo giorno, Pentecoste, la portano a un fiume e la buttano nell’acqua gettandovi sopra le loro ghirlande” (FRAZER 1990: 151-52) Il giovedì prima di Pentecoste, nei villaggi della Russia, «vanno nei boschi, cantandodellecanzoni e intrecciandoghirlande, taglianounagiovanebetulla, che vestono con abiti femminili, o adornano di nastri e di strisce variopinte. Dopo di che fanno una festa alla fin della quale prendono la betulla vestita, la portano al villaggio con danze e canzoni di gioia, e la mettono in una casa dove rimane, onorata ospite, fino a Pentecoste. Nei due giorni di mezzo, fan visita alla casa dov’è la loro ospite ma il terzo giorno, Pentecoste, la portano a un fiume e la buttano nell’acqua gettandovi sopra le loro ghirlande». In questa usanza russa, il vestir la betulla da donna mostra come l’albero sia chiaramente personificato; il gettarlo nel fiume costituisce probabilmente un incantesimo per la pioggia (FRAZER 1990: 152) Lo“ spiritoarboreo” nonèrappresentatoesclusivamentenellasua formavegetaleequindi da rami, fiori o alberi di maggio, talvolta può essere rappresentato simultaneamente in forma vegetale e umana, in combinazione con un fantoccio o una bambola ad esempio o personificato da un ragazzo totalmente ricoperto di foglie 25 : “In questo caso il carattere rappresentativo della persona vivente è generalmente indicato con un vestito di foglie o di fiori e qualche volta anche dal nome che porta” (FRAZER 1990: 158) 25 Interessante lo studio effettuato da A.M. Cirese che indaga la festa del primo maggio a Fossalto (Mo- lise): Alla mattina del primo giorno di maggio, ogni anno, a Fossalto, esce la Pagliara maie maie, ossia la “pagliara maggio maggio”; un uomo si riveste di un cono di rami, di erbe e di fiori, sormontato da una croce anch’essa di fiori, che lo copre quasi per intero, e percorre le vie del paese accompagnato da un suonatore di zampogna e da un cantore. Il gruppetto va di casa in casa: lo zampognaro attacca un mo- tivo caratteristico e singolare, ed il cantore intona le strofette del canto del “Maggio”. Davanti alle case, sulle soglie o dalle finestre, donne e uomini e bambini attendono il passaggio della pagliara con tine, secchi e bacili pieni d’acqua. Quando la pagliara è a tiro, le rovesciano addosso i recipienti, e cercano di colpire col getto il viso del portatore attraverso il finestrino che è praticato nella parte posteriore del cono per permettergli la visibilità. Tine e tine d’acqua per tutto il paese addosso al verde cono ondeg- giante di foglie e di fiori. Ad ogni getto il grido: “Grascia, maie!”, abbondanza maggio! E lo zampognaro non interrompe il suo motivo, mentre il cantore annuncia la venuta del maggio” […] Poi, quando il giro
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