Sa Pippia de Maju
- 37 - - 36 - Durante queste fasi del pensiero religioso analizzate dall’autore, si ha quindi un’im- portante evoluzione riguardo alla concezione della potenza manifestata dalla Natu- ra; É probabile che questo avvenga per rendere più tangibile e manifesta l’esperien- za religiosa stessa, che partecipata dall’Uomo diviene comprensibile. Ciò che risulta comune in tutte queste credenze rimane comunque il nodo fondamentale della pre- sente ricerca, ovvero l’importanza centrale dell’elemento vegetale come simbolo di rinnovamento della Natura, la capacità di fiorire, dare frutti, fornire il sostentamento e il cibo, sia che l’Albero venga percepito come essere animato, sia che vengano attri- buiti gli stessi “poteri” di rinnovamento a divinità antropomorfe. Questo simbolo, che nelle sue ricerche il Frazer individua come “spirito arboreo” al- tro non è che la “potenza” a cui fa riferimento Eliade ovvero la forza dell’eterno ripe- tersi della Natura, il mistero della morte e della rinascita, della riproduzione ciclica della vegetazione. I.4 Il c mplesso cerimoniale del Maggio : l’utilizzo rituale di elementi vegetali per propiziare la rigenerazione della natura La precedente analisi incentiva la riflessione su come alcuni simboli si siano svilup- pati nelle concezioni del pensiero umano, relativamente alle percezioni che l’uomo ha avuto di sé e del mondo che lo circondava. Questi emblemi sono diventati univer- sali, poiché manifesti in contesti e epoche differenti e distanti, perpetuati nel tem- po in relazione a quelle concezioni di base dalle quali l’uomo per esistere non può scindersi. L’importanza di simboli collettivi e totali quali l’Albero e la Vegetazione si esprimono palesemente nelle tradizioni popolari, soprattutto in quelle dinamiche culturali sviluppatesi in contesti sociali con una tradizione agro-pastorale. Assodato il fatto che l’Uomo è inscindibile dalla Natura e che gli equilibri della stessa comu- nità di appartenenza sono scanditi dall’evolversi del tempo naturale e ciclico non è difficile desumere il perché, elementi vegetali specifici abbiano assunto un carattere simbolico fondamentale nelle feste comunitarie. Una delle feste popolari in cui si pa- lesa l’intento di impetrare la benevolenza della Vegetazione è il Maggio , soprattutto in Europa; questi riti infatti hanno una valenza concreta poiché rappresentano ceri- do per un b on raccolto. Ogni coppia consiste di un uomo e di una donna collegati da un bastone di cui ciascuno tiene in mano un capo, e portano sotto il braccio del grano verde o dell’erba. I contadini svedesi piantano un ramo frondoso in ogni solco dei loro campi di grano, credendo che ciò assicurerà loro un buon raccolto. La stessa idea si ritrova nell’usanza tedesca e francese del «maggio della mie- titura». È questo un grande ramo o un albero intero che vien ornato con pannocchie di grano, e portato a casa dai campi su l’ultima carrettata di grano e piantato sul tetto della fattoria o del granaio dove resterà per un anno. Il Mannhardt ha dimostrato che questo ramo o quest’albero incorpora lo spirito arboreo concepito come lo spirito della vegetazione in generale, la cui influenza vivificante e fertilizza- trice viene diretta sopra il grano in particolare. In Svezia il «maggio della mietitura» viene piantato tra gli ultimi steli di grano lasciati ritti nel campo; in altri luoghi vien piantato sul campo di grano, e l’ultimo fascio tagliato gli si attacca al tronco. Lo spirito degli alberi fa anche moltiplicare il bestiame e rende feconde le donne. […] In Europa si crede che il maggio apparentemente possegga poteri simili sulle donne e sopra il bestiame. Così, in molte parti della Germania, il 1° di maggio, i contadini innalzano dei «maggi» o dei «cespi di maggio» alle porte delle scuderie e delle vaccherie, uno per ogni cavallo e per ogni vacca; si crede che questo farà produrre alle vacche molto latte. Si dice che gl’Irlandesi «credono che il ramo verde di un albero, piantato il 1° di maggio di fronte alla casa, farà produrre quell’estate una grande abbondanza di latte». Il 2 di luglio tra i Wend si soleva piantare in mezzo al villaggio un albero di quercia con un gallo di ferro infissovi in cima, poi vi si danzava in giro e vi si faceva girare intorno il bestiame perché prosperasse (FRAZER 1990: 146-8) moniali che manifestano il passaggio verso una nuova fase, la chiusura di un tempo critico e consumato (inverno) e il passaggio a uno nuovo, rinnovato che potrà essere fecondo e clemente, (primavera). Si tratta quindi di riti di buon auspicio per la nuova annata agraria, mirati a ingrazia- re la buona sorte vegetale e naturale, ma anche la nuova fase del tempo comunitario che sta per aprirsi con l’arrivo della bella stagione. A primavera e al principio dell’estate, o anche a ferragosto, era ed è ancora usanza in molte parti d’Europa di andare nel bosco, tagliare un albero e portarlo al villaggio, dove vien piantato in terra tra la gioia generale; oppu- re il popolo taglia dei rami e li drizza sopra ogni casa. L’intenzione di questo costume è di portare al villaggio e a ciascuna casa tutte le benedizioni che lo spirito arboreo ha il potere di diffondere intorno. Di qui, il costume, in molti luoghi, di piantare in terra, davanti a ogni casa, un albero di maggio o di portare l’albero di maggio del villaggio di porta in porta, perché ogni casa riceva la sua parte di fortuna (FRAZER 1990: 150) Queste parole del Frazer ben riassumono in questo concetto, l’essenza della tradizione del Maggio , del simbolo che rappresenta e dei motivi per i quali questo rito sia sopravvissuto in Europa, seppur con moderne rifunzionalizzazioni, fino ai giorni nostri. Di seguito vengono proposte una serie di testimonianze trattate dallo studioso, che serviranno per analizzare meglio la tradizione del Maggio Europeo e compararlo con i riti vegetali di cui abbiamo parlato precedentemente: Nell’Inghilterra del nord vigeva una volta l’usanza ch i giovani si alzassero poco dopo mezzanotte la mattina del 1° maggio e a suon di musica e di corni andassero nella selva dove rompevano dei rami e li adornavano di mazzetti, di ghirlande di fiori. Fatto questo tornavano verso l’alba e piantavano i rami fioriti sulle porte e sulle finestre della loro casa. (FRAZER 1990: 151) In alcune parti della Svezia, la vigilia del primo maggio, i ragazzi vanno in giro portando un mazzo di ramoscelli, tutti o in parte, in foglie. Col violinista del villaggio in testa, fanno il giro di tutte le case cantando canzoni di maggio, il cui ritornello è una preghiera per avere bel tempo, raccolto abbondante e tutte le fortune del mondo e dello spirito. Uno di essi porta un cestino dove raccoglie i doni, di uova e d’altro (FRAZER 1990: 152) 24 24 In Svezia la mezz’estate è la stagione in cui queste cerimonie sono principalmente osservate. Alla vigi- lia di S. Giovanni, il 23 giugno, le case vengono pulite con grande cura e adornate di verdi rami e di fiori. Sulla porta e tutto intorno alla casa s’innalzano dei giovani pini, e molto spesso si costruiscono nel giardino delle piccole pergole ombrose. A Stoccolma in quel giorno si tiene un gran mercato di erbaggi in cui sono esposti alla vendita migliaia di pali di maggio (Ma Stinger) alti da dieci centimetri a quattro metri, decorati di foglie, fiori, nastrini di carta, gusci d’uovo dorati attaccati a giunchi, ecc. Sulle colline si accendono fuochi di gioia e il popolo vi danza intorno e vi salta sopra. Ma l’evento più importante del giorno consiste nell’erezione del palo di maggio. Questo consiste in un pino alto e dritto, spogliato dai rami. «Talvolta vi si attaccano a intervalli dei cerchi e altri pezzi di legno, tal altra degli archi che rappresentano, per così dire, un uomo con le mani sui fianchi. E da cima a fondo, non solo il Maj Stàng (palo di maggio) ma i cerchi, gli archi, ecc., sono adornati di foglie, fiori, nastrini variopinti, gusci d’uovo dorati, ecc.; e sulla cima v’è una grande girella o una bandiera». L’innalzamento del palo di maggio, la cui decorazione vien fatta dalle ragazze del villaggio, è una cerimonia importante; il popolo si raduna
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