Sa Pippia de Maju
- 35 - - 34 - quel contesto sociale che il rito propone e manifesta. Il simbolismo dell’albero ancora oggi, nella contemporaneità delle tradizioni, si palesa attraverso riti carichi di significati, impliciti ed espliciti, emblemi del rinnovamento vegetale. 20 Nelle società di stampo agropastorale la concezione sacrale dell’albero è rimasta più o meno manifesta nelle tradizioni popolari che hanno continuato a celebrarsi socialmente in specifiche comunità, pur sempre subendo naturali trasformazioni in linea con il contesto storico. Attualmente nonostante la trasformazione delle tecniche di produzione “a livello del rito si conserva ancora vivo il legame con modelli ideologici perpetuatisi per secoli” (BUTTITTA 2002: 37). Non deve stupire quindi, come nonostante l’evoluzione delle tecniche e lo sviluppo economico, l’uomo tenda sempre a rimanere ancorato a strutture simboliche culturali che, manifestandosi attraverso il rito, gli consentono di vivere concretamente la propria identità collettiva. I.3 Lo Spirito Arboreo Un altro antropologo che ha studiato la simbologia dell’albero è James George Frazer; nella sua opera “The Golden Bough: a Study in Magic and Religion” 1922 21 , indaga in modo approfondito il culto degli alberi e lo spirito arboreo , comparando miti di diversi luoghi celebrati in differenti epoche. Analizzando uno specifico contesto culturale, scrive che: “Per il selvaggio il mondo è tutto animato e gli alberi e le piante non fanno eccezione alla regola. Egli crede che abbi no a ime come la sua e li tratta di conseguenza” (FRAZER 1990: 139) . Da questa premessa è semplice intuire il motivo per il quale il culto degli alberi e della vegetazione risulta universalmente praticato. Per quanto riguarda la concezione dell’Albero, lo studioso analizza più fasi del pensiero religioso, comparando una serie di testimonianze e riportandone gli esempi (alcuni dei quali, verranno citati in nota). In primo luogo illustra come molti gruppi etnici, a uno stadio primitivo del pensiero religioso, considerino gli alberi veri e propri esseri animati da uno spirito, spiegando perché sia fondamentale rispettarli e temerli, come sia assolutamente vietato abbatterli o infierire contro di essi e come, qualora si presentasse l’evenienza di abbattere altre specie, sia necessario offrire specifici sacrifici per ingraziarsi lo spirito arboreo che le anima. Queste concezioni derivano dal fatto che l’albero, dotato di anima e spirito viene identificato come una vera e propria divinità capace di abbattersi contro ogni individuo che non la rispetta, da qui deriva il timore da parte degli uomini che 20 Un fatto specifico, nel quadro delle forme cerimoniali che richiamano per simbolismo e struttura una visione del mondo saldamente attestata entro un orizzonte ideologico di perimetro agro pastorale, è la persistenza di una concezione sacrale dell’albero. La presenza attuale di pratiche connesse a questa concezione è probabilmente da riferire anche al fatto che il valore dei simboli della vita che rinasce e si rinnova, attribuito dalle società agropastorali arcaiche ad alcuni elementi vegetali (in particolare le specie sempreverdi) ricorre nella tradizione cristiana. [...] diminuita e trasformata l’incidenza sul terri- torio della cultura agropastorale e mutate nell’ultimo mezzo secolo le tecniche di produzione, a livel- lo del rito si conserva ancora vivo il legame con modelli ideologici perpetuatisi per secoli (BUTTITTA 2002: 37) 21 Ed. It. Il ramo d’oro, Studio sulla Magia e la Religione operano per ingraziarsi tale spirito e non incorrere nella sua collera. 22 Un’altra fase analizzata dal Frazer è quella successiva alle concezioni appena citate, che comporta un passo avanti nel pensiero religioso: l’albero non è più considerato come “il corpo di uno spirito arboreo” ma come la sua dimora, nonostante questo, mantiene comunque la sua forza divina e la sua potenza. Non sarà più l’Albero-dio ,ma dio degli Alberi: L’animismo si trasforma in politeismo. In altre parole, invece di considerare ogni albero come un essere conscio e vivente, l’uomo non vede ora in esso che una cosa inerte e senza vita, abitata per un tempo più o meno lungo da un essere soprannaturale, il quale, potendo passare liberamente da un albero all’altro, gode di un certo diritto di possesso o signoria sopra gli alberi e cessando di essere l’anima di un albero diventa un dio della foresta. Appena lo spirito arboreo si è così in certo modo liberato da ogni albero particolare, comincia a cambiare aspetto e assumere un corpo umano, in virtù di una tendenza generale del pensiero primitivo a rivestire tutti gli esseri astratti e spirituali di una concreta forma umana. Così, nell’arte classica, le divinità silvane sono raffigurate sotto forma umana, e il loro carattere silvano viene indicato da un ramo o da un altro simbolo egualmente evidente. Ma questo cambiamento di forma non influenza il carattere essenziale dello spirito arboreo. I poteri che egli esercitava come anima arborea, incorporata in un albero, continua a esercitarli come dio degli alberi (FRAZER 1990: 146) 23 22 Gli Irochesi credevano che ogni specie di alberi, piante, piantine ed erbe avessero il loro spirito ed era loro costume di rendere grazie a questi spiriti. I Wanika dell’Africa orientale immaginano che ogni albe- ro, specialmente ogni albero di cocco, abbia il suo spirito: «la distruzione di un albero di cocco è consi- derata equivalente al matricidio, perché quell’albero dà loro vita e nutrimento come la madre al figlio» […] A Garbalj in Dalmazia, si dice che tra i grandi faggi, le querce e altri alberi, ve ne sono alcuni dotati di spirito o di anima [...]. I Ceiba, che innalzano a meravigliosa altezza i loro stupendi tronchi molto al di sopra di tutti gli altri alberi della foresta, sono considerati con riverenza in tutta l’Africa occidentale, dal Senegal al Niger, e sono creduti esser la dimora di un dio o di uno spirito. Fra i popoli di lingua ewe della Costa degli Schiavi, il dio che ha la sua dimora in questo gigante della foresta si chiama Huntin. Gli alberi in cui specialmente egli abita — perché non ogni ceiba ha questo onore — sono circondati da una cintura di foglie di palma; e sacrifici di galline, e a volte anche di esseri umani, vengono legati al tronco o deposti ai piedi dell’albero. […] I vecchi contadini in alcune parti dell’Austria credono ancora che gli alberi della foresta siano animati, e non ne inciderebbero mai la corteccia senza una ragione speciale; essi hanno sentito dire dai loro padri che un albero sente il taglio quanto un uomo le sue fe- rite. Tagliando un albero gli domandano perdono. Gli spiriti della vegetazione non sempre sono trattati con deferenza e rispetto. Se le buone parole e i modi gentili non li commuovono, si ricorre spesso a più energiche misure [pratica attestata sia presso le popolazioni Malesi e in Giappone ndr.] In Europa alla vigilia di Natale più di un contadino jugoslavo o bulgaro vibra minacciosamente un’accetta verso l’al- bero da frutta sterile, mentre un altro uomo vicino a lui intercede per l’albero minacciato dicendo: «Non lo tagliare, porterà presto i frutti». Tre volte l’accetta viene vibrata, e tre volte il colpo viene fermato dalla preghiera del suo intercessore. Dopo di che, l’anno seguente, l’albero, spaventato, certamente porterà i frutti. [...]La concezione degli alberi e delle piante quali esseri animati porta necessariamente a trattarli come maschio e femmina, così che possano essere maritati tra di loro nel senso reale e non soltanto figurativo o poetico della parola (FRAZER 1990: 140-2) 23 Agli alberi considerati come esseri animati si attribuisce il potere di far cader la pioggia, splendere il sole, moltiplicare le mandrie e le greggi, e far partorire felicemente le donne; poi, vengono attribuiti gli stessi poteri agli dèi degli alberi concepiti come esseri antropomorfici, o di fatto incarnati in uomini viventi. […] Quando il missionario Girolamo da Praga cercava di persuadere i Lituani pagani a tagliare i loro boschi sacri, una folla di donne chiese al principe di Lituania di farlo smettere, dicendo che, con i boschi, egli distruggeva la casa degli dèi da cui essi si aspettavano la pioggia e il sole. […] Gli spiriti degli alberi fanno anche crescere il raccolto. I Galla danzano in coppie intorno ai sacri alberi, pregan-
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