Sa Pippia de Maju

- 25  - -  24  - I LA RIGENERAZIONE VEGETALE I.1  L’albero come potenza Riti agrari e alberi sacri si attestano nella storia di tutte le religioni e di ogni tradizione popolare. La Natura rappresenta il denominatore comune di ciascun popolo in tutte le epoche, indispensabile per la vita dell’Uomo, risulta fondamentale da sempre, interagire con essa per garantirne la rigenerazione costante e ciclica. É quindi intuitivo comprendere i motivi per i quali in tutte le civiltà, si sia sviluppato un importantissimo apparato simbolico inerente alla Vegetazione e ai riti di rinnovamento ad essa collegati. In modo particolare, l’Albero, accoglie in sé un simbolismo polimorfo e multivalente: L’albero rappresenta – in modo sia rituale e concreto sia mitico e cosmologico, anche puramente simbolico - il Cosmo Vivente, che si rigenera senza interruzione. Poiché la vita inesauribile è equivalente all’eternità, l’albero-Cosmo può per questo diventare, su un altro livello, albero della «Vita- senza-morte». E dato che questa medesima vita inesauribile, nell’ontologia arcaica, traduce l’idea di realtà assoluta, l’albero vi diventa simbolo di questa realtà (ELIADE 1999: 241) Mircea Eliade (1907-1986) importante storico delle religioni, nella sua opera Traité d’histoire des religions, del 1948 10 analizza le ierofanie, (manifestazioni del sacro); tra queste esamina diverse classi: Il Cielo, Le Acque, La Terra, Le Pietre. Nelle sue considerazioni sulle ierofanie biologiche (i ritmi lunari, il Sole, la vegetazione e l’agricoltura, la sessualità ecc..) attraverso l’analisi di diverse fonti, l’autore cerca di fare chiarezza sui simboli della vegetazione e dell’agricoltura, tentando di individuare la funzione religiosa dell’albero e dei simboli vegetali. Egli non cerca di precisare la genesi di questi apparati simbolici, bensì di individuare l’intuizionedi questi valori religiosi; l’alberorappresentauna potenza siamostrandosi come tale, sia per le sue implicazioni simboliche : Un albero si impone alla coscienza religiosa con la propria sostanza e la propria forma, ma sostanza e forma debbono il loro valore al fatto di essersi imposte alla coscienza religiosa: sono state «scelte», cioè si sono «rivelate». Né la fenomenologia della religione, né la storia delle religioni saprebbero andar oltre la constatazione di questa coesistenza della natura e del simbolo, che l’intuizione del sacro viene a valorizzare. Non si può quindi parlare di un «culto dell’albero» propriamente detto. Mai un albero fu adorato unicamente per sé stesso, ma sempre per quel che si «rivelava» per suo tramite, per quel che l’albero implicava e significava [...] Sicché in virtù della sua potenza, di ciò che manifesta (e che lo supera) l’albero diventa un oggetto religioso. E questa potenza è a sua volta convalidata da un’ontologia: se l’albero è carico di forze sacre, ciò avviene perché è verticale, cresce perde le foglie e le ricupera, e di conseguenza si rigenera («muore» e «risuscita»), innumerevoli volte […] manifesta una realtà 10 Ed. It. Trattato di storia delle religioni, 1976 extra-umana, perché si presenta all’uomo in una certa forma, porta frutti e periodicamente si rigenera, per questo un albero diventa sacro. Con la sua semplice presenza la («potenza») e con la propria legge dell’evoluzione («la rigenerazione»), l’albero ripete quel che «è», il Cosmo tutto intero per l’esperienza arcaica. L’albero può indubbiamente diventare un simbolo dell’Universo, e sotto questa forma lo ritroviamo nelle civiltà evolute; ma per una coscienza religiosa arcaica l’albero «è» l’Universo, e se «è» l’Universo significa che lo ripete e lo riassume, nel mentre che lo «simboleggia» (ELIADE 1999:242-44) L’albero quindi, come suddetto, assume una simbologia polivalente, carica di un significato universale implicitamente ed esplicitamente legato alla rigenerazione e all’Universo, alla riproposizione ciclica e alla infinita capacità di rinascita. D’altra parte anche la vegetazione in generale, manifesta la simbologia della rinascita ciclica, che non è quindi confinata esclusivamente al simbolo “Albero” (nonostante questo, rappresenti l’icona preminente), ma estesa alla Natura tutta. La rivelazione del sacro per eccellenza è espressa nel rinnovamento vegetale e nel risveglio della Natura: Gli alberi e la vegetazione incarnano sempre la vita inesauribile: quel che corrisponde, nell’ontologia arcaica, alla Realtà assoluta, al «sacro» per eccellenza. Il Cosmo è simboleggiato da un albero; la divinità si manifesta dendromorfa; la fecondità, l’opulenza, la fortuna, la salute – o, a uno stadio più elevato, l’immortalità, la giovinezza eterna – sono concentrate nelle erbe e negli alberi; [...] tutto quel che «è», tutto quanto è vivente e creatore, in uno stato di continua rigenerazione, si formula per simboli vegetali. Il Cosmo fu rappresentato come Albero perché, come albero, si rigenera periodicamente. La primavera è una resurrezione della vita universale e di conseguenza della vita umana. Con quest’atto cosmico tutte le forze della creazione ritrovano il loro vigore iniziale; la vita è integralmente ricostituita, tutto comincia di nuovo; si ripete l’atto primordiale della creazione cosmica, perché ogni rigenerazione è una nuova nascita, un ritorno a quel tempo mitico in cui apparve per la prima volta la forma che si rigenera (ELIADE 1999: 283-284) La profonda connessione tra il risveglio della Natura e la rigenerazione del tempo pone l’uomo davanti a un momento di instabilità, per questo all’interno del proprio gruppo sociale, diventa necessario consacrare questo passaggio ciclico attraverso la pratica di specifici riti propiziatori, celebrando la riproposizione ciclica del tempo e la periodica rigenerazione della natura. Attraverso tali pratiche si concretizza una nuova fase del tempo rinnovato, ritmo comunitario e sacro: sono riti che aggregano, uniscono e rifondano la comunità. Lo studioso stila una classificazione che egli stesso definisce approssimativa, ma utile per riordinare sommariamente in gruppi i culti della vegetazione e soprattutto per richiamare l’attenzione sui caratteri comuni di questi apparati simbolici, individua: a) Il complesso pietra-albero-altare, che forma un microcosmo negli strati più antichi della vita religiosa (Australia; Cina-Indocina-India; Fenicia-Egeo);

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