Sa Pippia de Maju

L a Sartiglia di Oristano non può essere considerata pura, immutata e chiusa. Come qualsiasi pratica cerimoniale viva, è aperta a una continua trasformazio- ne: al suo interno convergono componenti storiche, rituali, cavalleresche, che cre- ano un microcosmo tradizionale, nel quale agiscono figure simboliche provenienti da contesti differenti: quello popolare, quello civico, quello ludico, spettacolare e militaresco della performance cavalleresca, quello religioso del Gremio dei Con- tadini e del Gremio dei Falegnami. Una commistione di simboli e significati quindi, che nel contesto oristanese sembrano convivere ormai da secoli e che vengono tramandati ciclicamente, seppur rifunzionalizzati dalle nuove generazioni. È forte, infatti, il senso di appartenenza che gli oristanesi e in particolare i Gre- mianti, le relative famiglie e l’entourage legato all’organizzazione, dimostrano nei confronti della Tradizione Sartiglia. Un simbolo identitario che persiste con forza nonostante il mutamento del tempo. Una tradizione costituita da un insieme di significati, comprensibile esclusivamente attraverso un approccio olistico che si apre a una serie di possibilità di significato. É con questa prospettiva che si cerca di fornire tramite l’etnografia, una chiave di lettura di alcuni simboli che la costituiscono. Erika Meles (1988) è di Seneghe (OR). Ha studiato presso l’Università degli Studi di Sassari, laureandosi in Beni Culturali con indirizzo Etno-antropologico e Ambientale. Ha conseguito un master in Management del Patrimonio Ambientale e Culturale presso l’Università degli studi di Cagliari. Attualmente collabora con enti e associazioni che si occupano di cultura.

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