Sa Pippia de Maju

- 157  - -  156  - quel saluto che molti attendono per tutta la mattina appostati ai margini delle strade dove sfila il corteo. “Alcune volte è capitato che quando su Componidori con qualche Presidente non ha sa Pippia de Maju in sfilata dalla casa del Gremio a via Duomo la gente...vuole la benedizione de suComponidori, cioè si sente che si lamentano quindi vuol dire che aspettano la benedizione de su Componidori perché gli danno un valore, un valore sacro” 190 “Per quanto io ho fatto parte del Gremio, quindi ho sfilato insieme a su Componidori, lungo tutto il percorso, […] fino alla Cattedrale, ho visto, anche dopo andando via, delle persone anziane o meno che si affacciavano alla finestra, vedevano su Componidori che le benediva; moltissime persone, io non so se giustamente o meno perché non so se dal punto di vista religioso possa essere giusto, però vedevo delle persone e degli anziani che si facevano il segno della croce, ma soprattutto si commuovevano per aver ricevuto la benedizione de su Componidori e quindi questo cosa mi fa pensare? Cosa mi fa credere? Ma ben venga una benedizione di questo tipo o una passeggiata de su Componidori con sa Pippia de Maju” 191 “Generalmente la porta un bambino o una bambina, il perché non lo sappiamo, però l’abbiamo sempre conosciuta così [...] c’è su Componidori che la porta per tutta la sfilata mentre sta andando ad aprire la corsa, e c’è chi non la porta quello dipende da s’Oberaiu e da su Componidori anche, da come uno l’ha conosciuto, nella sfilata la porta sempre un bambino o una bambina, invece alcuni la fanno portare a su Componidori però quello è a discrezione” 192 “La tradizione vorrebbe che all’andata non la tenesse sa Pippia de Maju su Componidori [...] c’è sempre questa diatriba perché alcuni la usano e altri no, se uno ritiene di seguire la tradizione non gliela fa portare, gliela dà al momento dell’uscita, benedice i cavalieri, le Massaieddas il Gremio ecc. ecc. e dopodiché la restituisce a s’Oberaiu e s’Oberaiu la dà a un bambino che la tiene per la durata della sfilata” 193 Adesso nella maggior parte dei casi, il trasporto de sa Pippia de Maju è concesso a un bambino solo nel tragitto che si snoda da casa del Presidente alla sede della Vestizione . Come precedentemente scritto, questo corteo rimane comunque una prassi moderna istituita intorno agli anni ‘80 ca., del 1900. Anche inquesto caso, la tradizione è stata rifunzionalizzata in relazione almutamento di un evento che ha assunto un’importanza scenicamarcata per un pubblico esigente, 190 Intervista a M.A.D. Del 13/03/2017 191 Intervista a G.V. Del 1/02/2017 192 Intervista a S.C. Del 6/02/2014 193 Intervista a P.C. Del 6/02/2014 che si aspetta una partecipazione sempre più attiva; è infatti difficile oggi negare alla folla il saluto tanto atteso de su Componidori durante la sfilata, un gesto che coinvolge ed emoziona, che in un certo modo, chiama in causa gli spettatori. III.7  Le Maschere Oltre i bambini, nella Sartiglia risulta indispensabile la presenza di altre figure dai connotati simbolici molto forti: le maschere . Per quanto riguarda il contesto culturale della Città Regia, le maschere sono documentate in particolari esibizioni organizzate in occasione di peculiari spettacoli e messe in scena, come ad esempio accadde nel 1702 per le celebrazioni del matrimonio di Filippo V e Maria Luisa Gabriella di Savoia: “UnamascherataallaTurca, siaapiedi che a cavallo; un’altramascherata fu organizzata dal Gremio dei Falegnami, che si dilettò in una corsa a cavallo con l’utilizzo di lance”. 194 Un’altra mascherata venne organizzata nel 1722 in occasione dei festeggiamenti in onore del matrimonio tra Carlo Emanuele e Cristina del Palatinato di Sulzbach: “Il gremio dei ferrai entrò nella piazza con una curiosa mascherata di trenta pariglie ciascuna delle quali teneva in mano una fiaccola […] le feste continuarono il martedì con il contributo del gremio dei sarti, che diede vita a una mascherata rappresentante i nuovi principi, alla quale parteciparono la fanteria, la cavalleria e tutta la nobiltà cittadina […] la domenica successiva furono i falegnami a chiudere i festeggiamenti con una ricercata mascherata: entrò nella piazza uno squadrone di granatieri e uno di cavalleria con gli ufficiali rappresentando un ramo del reggimento; seguivano un cocchio che trasportava i principi, scortato dagli alabardieri, dal capitano di guardia e dal generale di cavalleria, formando trentaquattro pariglie, una comitiva che rappresentava tutta la famiglia reale con il maggiordomo, i gentiluomini, le dame di corte, i paggi, i domestici e i servi. Chiudeva il sontuoso corteo un gruppo di teatranti raffiguranti due ninfe, quattro muse, sette pianeti, gli dei Apollo, Giove, Mercurio e Marte 195 Anche a Oristano non mancavano le rappresentazioni drammatiche celebrate in tutte le Città d’Europa durante il Medioevo per festeggiare particolari eventi. Attraverso queste interessanti informazioni sappiamo quindi che anche i cavallerizzi partecipavano alle “mascherate” organizzate in tali occasioni. 196 Per quanto riguarda la Corsa all’anello invece, allo stato attuale degli studi, non abbiamo testimonianze dirette che questa, nel Cinque/Sei/Settecento venisse corsa 194 ASCO, SA, Registri di Consiglieria, n393, cc. 97v-97r (URGU 2010: 9) 195 ASCO, SA Registri di Consiglieria, n. 411, cc. 31v-35v (URGU 2010: 10-16) 196 Leggendo questi importanti documenti, sappiamo che all’epoca i Gremi della città di Oristano, par- tecipavano attivamente a tali mascherate. È probabile quindi che, quando queste corporazioni hanno assunto l’onere di organizzare la Sartiglia, abbiano trasferito tali pratiche nella Giostra equestre.

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