Sa Pippia de Maju
- 155 - - 154 - Nonostante ciò, alcuni componenti del Gremio dei Contadini, sostenendo la pratica tramandatagli dai propri avi, non consentono a su Componidori il trasporto de sa Pippia de Maju durante la sfilata, nel rispetto della tradizione da loro conosciuta. Questa decisione viene accolta con malumori sia da molti oristanesi che da alcuni componenti dello stesso Gremio, ma è importante sottolineare che tale prassi, è documentata sia nei registri dei Gremi, sia da filmati che da immagini fotografiche, quindi in passato costituiva la norma e non l’eccezione. Era compito di un bambino trasportare sa Pippia de Maju dalla casa del Presidente, dove avveniva la Vestizione , al luogo della corsa. Successivamente alla cerimonia di trasformazione del cavaliere, il Presidente consegnava a su Componidori montato a cavallo sa Pippia de Maju , questo effettuava una prima benedizione sul suo Oberaiu o Majorale , la famiglia e il Gremio, poi sui cavalieri che lo attendevano fuori e sui restanti presenti. Aquesto punto riconsegnava il doppio mazzo fiorito al Presidente, che a sua volta lo riponeva tra le mani del bambino che aveva il compito di trasportarlo durante il corteo conducente i cavalieri e il Gremio sul luogo della corsa, qui lo custodiva fino al termine della stessa. Su Componidori lo riceveva nuovamente solo per effettuare s’Arremada . Questa decisione crea in alcuni, una sorta di delusione, in quanto viene a mancare Seguendo la proposta interpretativa secondo la quale sa Pippia de Maju , in passato, potesse essere uno strumento utilizzato durante le questue infantili tipo “a sa Maimoa" di Riola e "saPippiadeMaju" di Siamanna, (vedi cap. I) si potrebbe ipotizzare che questa presenza, come altri elementi, con il tempo sia stata rifunzionalizzata e inserita all’interno di una manifestazione complessa come la Sartiglia di Oristano. Naturalizzandosi successivamente in un microcosmo tradizionale che con il tempo ha creato i propri simboli e li ha trasformati in prassi cerimoniale, così forse, potrebbe spiegarsi la presenza dei bambini e il compenso che gli veniva corrisposto. Il fatto che questo, fosse inserito nelle note di spesa dei Gremi e custodito negli archivi, fa altresì presupporre che si trattasse di una pratica a cui veniva data particolare rilevanza. 188 Tale consuetudine rimase attiva fino agli anni ‘70 ca. del 1900, successivamente mutò lentamente tanto da trasformarsi. Quando nel decennio successivo, la Giostra iniziò a riscuotere l’interesse di un pubblico crescente e a trasformarsi, da semplice pratica tradizionale comunitaria a evento turistico spettacolare, molti Oberaius e Majorales notando l’interesse del pubblico verso questo gesto di saluto, decisero di far tenere il mazzo fiorito al “Re del Carnevale”, perché la folla “se lo aspetta!” cit . 189 188 D stinatari ideali dei riti offertori sono i defunti. Chi effettivamente ne g de sono i vivi. In particolare bambini, mendicanti, stranieri, al pari dei mascherati, nella loro riconosciuta alterità, assumono sul piano cerimoniale il valore vicario dei morti. Tutte queste categorie hanno in comune la liminalità, l’es- sere figure di margine sospese tra natura e cultura, tra vita e morte (BUTTITTA 2009: 23) 189 Intervista a G.M. Del 13/02/2014: “Molti secondo me si emozionano anche per quello, perché dicono «tra tutta la folla si è girato verso me, ha fatto la croce davanti a me quindi vuol dire che mi ha benedetto personalmente». Quindi è emozionante anche per quello, ti senti quasi prescelto. É come se tu incontri il Papa e ti benedice, ti emozioni no? È la stessa cosa, su Componidori è visto dagli oristanesi come un dio il giorno, non sto scherzando è una stupidaggine, ma il giorno è veramente come un dio”. Il corteo della Sartiglia 1937, con il Componidori del Gremio dei Falegnami, Attilio Piras. Sulla sinistra un bambino che trasporta sa Pippia de Maju Il corteo della Sartiglia 1957, con il Componidori del Gremio dei Contadini, Antonio Sanna. In primo piano un bambino che trasporta sa Pippia de Maju
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