Sa Pippia de Maju

- 151  - -  150  - componenti cerimoniali adoperate nella tradizione di altri apparati festivi, siano state inserite progressivamente all’interno della Giostra e rifunzionalizzate nel contesto cerimoniale della festa di Carnevale. Successivamente, queste, potrebbero essersi istituzionalizzate tanto da divenire la norma e adottate poi anche dal Gremio dei Falegnami. Per quanto riguarda il simbolo Pippia de Maju pare probabile che sia avvenuto un passaggio di questo tipo, in quanto, allo stato attuale degli studi, non abbiamo notizie di altre Giostre o Caroselli in cui venisse utilizzato uno strumento vegetale simile e quindi pare improbabile che nasca come elemento originario della Sartiglia. 181 Risulta invece possibile che si tratti di un'effigie impiegata nella tradizione Contadina, per propiziare il rinnovamento vegetale che nel tempo è stata inserita all’interno della manifestazione equestre. 182 Come si è potuto precedentemente leggere nelle testimonianze riportate, gran parte degli informatori ai quali è stato chiesto di spiegare cosa rappresenti sa Pippia de Maju , afferma che si tratta di un simbolo che rappresenta la Primavera, il rinnovamento della natura. Oggigiorno la comunità Oristanese, in seguito ai condizionamenti della letteratura elaborata fin dagli anni ‘50 del 1900 che proponeva ipotesi sulle possibili simbologie della Giostra, non è in grado di dare risposte che siano neutre e libere da contaminazioni, quindi anche questo ci pone di fronte a una problematica interpretativa da non trascurare. Come scrive Mario Atzori riferendosi a sa Pippia e Maju infatti: Si può ipotizzare che [...], come avviene per altri fatti culturali, subisca un costante processo di riplasmazione e di rifunzionalizzazione. Un processo in parte spontaneo, ma in parte anche condizionato dall’attribuzione di significati culturali e rituali ad opera degli antropologi, nella misura in cui le loro interpretazioni, vengono divulgate nella realtà sociale della zona in cui si verifica il fenomeno da essi studiato (ATZORI 1988: 104). Sono diverse le chiavi di lettura che si potrebbero affrontare per cercare di com- prendere cosa rappresenti questo doppio mazzo di viole, ma impossibile ricostru- ire esattamente l’origine della stessa, in relazione alla logica evoluzione dell’ele- mento e del suo apparato cultuale e simbolico. Per questo motivo la parte iniziale della ricerca fornisce al lettore degli spunti sul simbolismo del rinnovamento ve- Giuseppe venivano celebrate le Novene. - La Candelora (2 febbraio): durante la messa celebrata intorno alle 8:00 del mattino nella cappella di San Giuseppe, vengono benedette le candele che i componenti del Sodalizio consegneranno durante la mattinata a tutti i soci, alle vedove dei soci defunti e ai collaboratori del Gremio. Tra le candele bene- dette risaltano, per i nastri rosa e azzurri, quelle che verranno consegnate a su Componidori e ai suoi compagni di pariglia, in questo modo il Majorale en Cabo ufficializza l’investitura di coloro che guide- ranno la Sartiglia. - 18 ottobre, Celebrazione della messa in Onore di San Luca (fino ai primi del 1900). 181 Intervista Maurizio Casu del 10/12/2013 Riferendosi ai documenti finora conosciuti e studiati afferma che: “Ancora non abbiamo trovato sa Pippia de Maju in queste Sartiglie cinque sei settecentesche”. 182 Un informatore testimonia: intervista a A.M.C. Del 17/12/2013 “Che sia per la benedizione [...]...quel- lo che ho sempre sentito io, era come la campagna, capito? quindi i cavalieri danno la benedizione, la gente il popolo e tutto, io ho sentito sempre quello, che era la benedizione dei campi, [ ora ndr] ai campi non si va e fanno questo. Io questo ho sentito...poi...Mio padre è stato anche Presidente, mi ricordo, non solo anche i vecchi perché i vecchi quando c’ero io…erano i vecchi, la maggior parte erano vecchi!” Questa affermazione rimane al momento unica nel suo genere, nessun altro informatore ha mai par- lato della benedizione de su Componidori in questi termini. getale che nel caso del presente studio viene utilizzato come metro di indagine del simbolo “Pippia de Maju” . In questo modo si intende proporre una specifica chiave di lettura che rimane però aperta a nuove interpretazioni e non vuole imporsi come verità assoluta o chiudersi al confronto. III.6  I Bambini Attraverso un’indagine effettuata sul materiale documentale e fotografico a disposi- zione 183 emerge un dettaglio molto importante che a lungo è stato invece trascurato nello studio de sa Pippia de Maju. É evidente che in linea generale almeno fino agli anni ’70 ca del 1900 su Componidori , dopo la cerimonia della Vestizione e durante il corteo che conduce tutti i protagonisti della Sartiglia nel teatro vero e proprio della Giostra, Via Duomo, non portasse con sé sa Pippia de Maju ma che questa venisse trasportata da un bambino. Il Capocorsa non elargiva nessuna benedizione durante il percorso. 183 Il materiale visionato è posseduto in originale o in copia dalla Fondazione sa Sartiglia Onlus, oggi Fondazione Oristano e dal Centro Servizi Culturali U.N.L.A di Oristano. Il corteo della Sartiglia 1948, con il Componidori del Gremio dei Contadini, Giulio Sinis. In primo piano un bambino che trasporta sa Pippia de Maju

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