Sa Pippia de Maju
- 147 - - 146 - Pruninca 174 , prima al passo salutando e ringraziando le persone; indi più veloce, di poi a tutta corsa, sciogliendo e buttando quell’erbe tra la folla (ANONIMO 1860 ca: c.10r) Ulteriore testimonianza ci è pervenuta dalla descrizione della Sartiglia redatta da G.M. Carta nel 1869 in: “Brevi notizie sulla città di Oristano” , in cui scrive: Indi il componitore, poi il sotto-componitore afferrando un grosso fascio d’erba ben legato, e ben stretto, detto dal popolaccio la bimba di maggio, fa un’altra corsa saluta collabimbagli assistenti allo spettacolo, il componitore prima, indi il sotto-componitore e lo spettacolo vien terminato, qual sia il simbolo di questo fascio d’erba, non posso dirvelo per non averlo trovato scritto in libro alcuno, forse alluderà alla vincita, di che qui sotto vi parlerò (CARTA 1896: 32-34) Un altro contributo ci viene fornito da Francesco Corona nel 1896 nella: “Guida dell’isola di Sardegna” , in cui leggiamo: Dopo la corsa su Componidori, che n’è il direttore, vestito alla spagnola antica e con in mano una mazza intessuta d’erbe e fiori, benedice dal suo cavallo galoppante la folla (CORONA 1896: 212-213) Altri dati interessanti si leggono in specifici documenti dei Gremi: Nell ’Inventario di consegna degli oggetti del Gre io dei Contadini datato 5 luglio 1879, alla nota n° 14 si legge: “Panno verde di lana per la bimba di Maggio cosìdetta” (GREMIO DEI CONTADINI 1879: nota 14). Nel Registro del passaggio delle consegne custodito all’interno dell’Archivio dei Falegnami del Gremio di Oristano: la seduta del 03/05/1903 annota tra i beni appartenenti al Gremio: “Una fascia bleu per involgere il bacchetto della corsa” (GREMIO DEI FALEGNAMI 1903: seduta del 03/05/1903). La seduta del 10/05/1909 registra: “Una fascia bleu per involgere il mazzo di fiori nell’ultima corsa in piazza cattedrale” (GREMIO DEI FALEGNAMI 1903: seduta del 10/05/1909). Nonostante queste fasce vengano menzionate (per quanto riguarda i registri del Gremio dei Falegnami) a partire dal 1883, allo stato attuale delle ricerche non è stata rilevata nessuna nota che ne specifichi l’uso prima del 1903, data in cui viene descritta come una fascia utilizzata per legare sa Pippia de Maju, che ancora nel 1909 veniva indicata come “mazzo di fiori”. 175 L’Utilizzo di questa stoffa aveva quindi la funzione di mantenere insieme un mazzo 174 Trad. Lett.: Pervinca 175 Tale rilevamento è stato effettuato da Andrea Sanna, in seno a specifiche ricerche sul Gremio dei Falegnami di Oristano, che verranno divulgate in una prossima pubblicazione dalla Fondazione sa Sartiglia Onlus, oggi Fondazione Oristano. fiorito che su Componidori utilizzava durante l’ultima discesa in sella al suo destriero. Dalle testimonianze scritte che ci sono pervenute quindi, possiamo riscontrare che inizialmente sa Pippia de Maju potrebbe essere stata esclusivamente un semplice mazzo di erbe e fiori così come lo descrivono l’Angius, l’Anonimo, e il Carta: Informe effigie (1845), m azzo di pruninca (1860 circa) , grosso fascio d’erba ben legato (1869). Successivamente sul finire del 1800 avrebbe iniziato ad evolversi nelle fattezze e a divenire più elaborata, infatti nel 1896 Francesco Corona la descrive come: una mazza intessuta d’erbe e fiori, questo aggettivo effettivamente ricorda l’aspetto più contemporaneo de sa Pippia de Maju , che oggi appare come una sorta di scettro. Le attestazionimeno recenti quindi sembrano avvalorare l’ipotesi secondo la quale sa Pippia de Maju fosse un semplice mazzo di erbe e fiori che portato cerimonialmente in “processione” da su Componidori veniva disperso tra la folla, un simbolo di rinnovamento vegetale che ben si inserisce nell’apparato simbolico del Maggio, in un ipotetico rituale augurale di fecondità e abbondanza. La denominazione stessa di questo oggetto simbolo, “Pippia de Maju” 176 apre un’interessante riflessione, letteralmente in genere viene tradotta come: “bambina / bambolina di maggio”, se proviamo a contestualizzare questo mazzo fiorito all’interno dei rituali tipici del Maggio, che come precedentemente ricordato venivano praticati in tutta Europa e anche in Sardegna, potremo ipotizzare che si trattasse di una sorta di effigie utilizzata da bambine, definite in questi apparati cerimoniali con una specifica denominazione: “bambine di maggio”, “spose di maggio”, “regine di maggio”. 177 Per trasposizione, questo emblema potrebbe quindi aver preso in prestito la denominazione tipica di chi invece lo praticava, divenendo simbolo di altre tradizioni primaverili e di buon auspicio, che mutando hanno assunto nuovi significati e nuovi attori sociali. In tal senso ci si riferisce a Mircea Eliade che sostiene: Un oggetto diventa sacro nella misura in cui incorpora (cioè rivela) una cosa diversa da sé (ELIADE 1999: 15). In questo caso specifico sembra chiaro che ciò che il simbolo vuole rappresentare sia la Primavera. Nonostante allo stato attuale della ricerca non siano state trovate informazioni particolarmente numerose a riguardo, alcuni informatori sostengono che in lingua sarda, nello specifico la variante utilizzata a Oristano, anticamente il “mazzo” venisse definito “pippia” : “Si traduce “bambina di maggio” non è vero, cioè noi diciamo Pippia de Maju, la bambina di maggio per tradurlo in italiano maccheronico, però non è così, pippia in sardo soprattutto in campidano vuol dire mazzo infatti si dice “una pippia de sparau” quando uno compra un mazzo di asparagi, sa pippia è proprio un fascio, un fascio di verdure di fiori e quindi è un mazzo di viole mammole” 178 176 Lo Spano nel “Vocabolario Italiano-Sardo e Sardo-Italiano coll’aggiunta dei proverbi sardi” indica per il termine bambino: sm. Log. Pizzìnnu, piccìnnu. Mer. Pipìu. Set. Pizzìnnu. Temp. Steddu. Bambinuc- cio, bambolo, -lino, bambinello, bambinetto, dim. Log. Pizzìnnèddu. Mer. Pipìèddu. Set. Pizzìnnarèddu. Per il termine: Bàmbola sf. Log. Puppìa. Mer. Pippìa de zappulu. Su birdu de s’ispiju. Per il termine Maggio: sm. Mer. Maju. Set. Maggiu (SPANO 1852:71-278) 177 Vedi capitolo I 178 Intervista a A.D.C. Del 20/02/2014
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