Sa Pippia de Maju
- 145 - - 144 - Successivamente a questo particolare atto conclusivo della Corsa alla Stella, su Componidori , si sposta da via Duomo, con il corteo della Giostra e i suoi cavalieri fino a via Mazzini, teatro delle Pariglie. Lungo questo tragitto porta con sé sa Pippi de Maju , effettuando sul suo destriero, a passo, la medesima “benedizione di saluto” che ha preceduto la Corsa alla Stella. Arrivati sul teatro della Corsa a Pariglie, sotto “su Brocci” 173 , riconsegnerà sa Pippia de Maju al Presidente e si appresterà ad effettuare una pariglia senza acrobazie insieme ai suoi compagni. Come precedentemente spiegato infatti, su Componidori non deve mai trovarsi in una situazione di pericolo che malauguratamente inneschi una sua caduta e per questo motivo durante la Corsa a Pariglie non gli è concesso di effettuare evoluzioni a cavallo. Al termine delle esibizioni di tutti i cavalieri, che appaiati eseguono le figure acrobatiche più disparate e coraggiose, ci sarà anche in questo caso la chiusura con un’altra Arremada da parte de su Componidori , questa volta però affiancato dai suoi compagni di pariglia che lo scortano con scrupolo. In questo momento termina la manifestazione: tutti i cavalieri, i componenti del Sodalizio, i tamburini, i trombettieri e le Massaieddas si apprestano ad accompagnare su Componidori nella sala dove si svolgerà la sua Svestizione , e ad ammirare l’uomo che sotto gli applausi e il sollievo generale, ritornerà ad essere il semplice cavaliere lasciando svanire l’eroe che ha corso la Sartiglia . III.4 La composizione de sa Pippia de Maju Altro aspetto importante per il lavoro di indagine è l’analisi della composizione de sa Pippia de Maju . È ormai chiaro che questo mazzo ha subìto delle modifiche sostanziali nella manifattura tecnica a partire dagli anni ‘80 del 1900. Per quanto riguarda gli elementi vegetali costitutivi, oggi sappiamo che le componenti sono: la pervinca, le viole mammole e l’edera. E per quanto riguarda il passato meno recente? Come noteremo di seguito, nelle testimonianze storiche, l’elemento vegetale costitutivo che permane è la pervinca, fiore spontaneo che cresce in tutta la Sardegna tra la fine dell’inverno e la primavera. Questa particolare specie ha un significato preciso nell’Isola, come documenta Aldo Domenico Atzei nel suo studio “Le piante nella tradizione popolare della Sardegna” (2003): La pervinca sarda[...] al contrario delle altre pervinche europee che presentano usi popolari associati al culto dei morti, viene invece utilizzata in Sardegna in circostanze liete e nobili, quali sposalizi, feste popolari e religiose, funzioni religiose. In occasione delle Nozze, fiori di pervinca venivano sparsi lungo l’itinerario del corteo nuziale e nella casa degli sposi, venivano anche lanciati insieme col grano sugli sposi novelli. L’associazione della pervinca con lo sposalizio giustificava la denominazione vernacola della pianta “su fròre è sos kòinos” (il fiore delle nozze) [...] in diversi paesi 173 Stretto passaggio porticato dal quale i cavalieri partono al galoppo appaiati, in pariglia. dell’isola i rami flessibili sempreverdi ed eventualmente fioriti, vengono usati negli sposalizi per adornare gli stipiti delle porte e finestre della casa dello sposo, le sedie degli sposi, nonché i canestri dei dolci. Così a Pozzomaggiore venivano sparse verdi fronde di pervinca e mirto davanti la casa della sposa, e il vano della porta d’ingresso della stessa casa veniva circondato da una ghirlanda delle stesse erbe. [...] La pervinca sarda viene usata in pratiche magico-religiose, soprattutto veniva utilizzata nel rito magico impetratorio della pioggia o “maimone” che si praticava specialmente nella zona della Media Valle del Tirso, ma anche altrove come Nuoro o Esporlatu (ATZEI 2003: 26-29) L'utilizzo di questo fiore simbolico nella costruzione de Sa Pippia de Maju , che veniva disciolta sugli astanti, non può essere casuale. I fiori stagionali agivano probabilmente da significante di fertilità e abbondanza che in questo specifico caso di Festa comunitaria, veniva inteso come augurio per il benessere della collettività e per l’abbondanza del raccolto. Nelle attestazioni meno recenti non viene mai menzionata l’edera, che viene testimoniata come introduzione recente degli anni ‘80 del 1900 e nemmeno la viola mammola; questo fa pensare che in precedenza, presumibilmente fino alla fine del 1800 e la prima parte del 1900 ca., sa Pippia de Maju , fosse costituita esclusivamente da erbe spontanee che fossero facilmente reperibili e che probabilmente in un certo momento della storia, quando il mazzo ha iniziato ad acquisire un’importanza estetica, siano stati introdotti altri elementi floreali che rendessero più elegante, durevole e piacevole l’oggetto-simbolo. III.5 Sa Pippia de Maju nei documenti Di seguito vengono riportate le informazioni storiche disponibili allo stato attuale della ricerca. Una delle testimonianze meno recenti, relativa a sa Pippia de Maju, è una fonte, databile al 1845, redatta dall’ Angius in Casalis nel “Dizionario geografico storico, statistico commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna XIII” , in cui è possibile leggere: Finito il giuoco il capo toglie in mano un fantoccio di pervinca; corre per due volte l’arringo giocolandosi con quell’informe effigie, che non si sa di che sia simbolo; e quindi si volge con tutta la sua comitiva alla contrada delle corse, dove si sbizzarriscono correndo così come abbiamo accennato (ANGIUS, CASALIS 1845: 263-264) Un’altra attestazione è riportata nello scritto di un autore ottocentesco anonimo del 1860 ca., rinvenuta tra i documenti di Giovanni Spano, conservati presso la Biblioteca Universitaria di Cagliari. In “Di alcuni Giochi Equestri/ in feste popolari lla Sardegna/ e speci lmente della Sartilla di Oristano”, leggiamo: Quando non si presentino più cavalieri per correr la stella, o che al Componidore piaccia finire, egli va avanti, con in mano un mazzo di
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