Sa Pippia de Maju
- 143 - - 142 - sottolineare che una pratica di questo genere potrebbe essere del tutto consona in un gioco di maestria cavalleresca medievale e che in questo senso potrebbe essere stata inserita nella Sartiglia . È necessario evidenziare che in Sardegna, l'utilizzo del cavallo per realizzare gare ed acrobazie durante le feste, è una pratica diffusa in tutta l'Isola, attuata con dedizione dai cavallerizzi che esibiscono la propria bravura e balentìa con entusiasmo e consenso da parte del pubblico. Il fatto che fino agli anni ‘70 del 1900 la Sartiglia fosse aperta alla partecipazione di cavalieri che provenivano da diverse zone della provincia Oristanese 169 e talvolta non solo, consente di presupporre che siano state introdotte all’interno della Giostra acrobazie e abilità a cavallo praticate in altri contesti tradizionali. Le pariglie 170 dei cavalieri della Sartiglia , effettuate successivamente alla Corsa alla Stella, prevedono le evoluzioni più disparate a cavallo: queste costituivano l’attrazione principale della Giostra oristanese almeno fino agli anni ‘70/ ‘80 del 1900 171 . L’importanza di questo spettacolo, che fino a quel momento metteva quasi in secondo piano la Corsa alla Stella, consente di ipotizzare come sia del tutto plausibile che in un certo momento della storia della Giostra, anche il cavaliere che impersonava su Componidori , (che non può assolutamente effettuare evoluzioni a cavallo correndo il rischio di cadere), abbia voluto entusiasmare il pubblico con una propria acrobazia, legittimato tra l’altro dal gesto della "benedizione". Dopo tutto era su Componidori , quel giorno quell’uomo trasformato in simbolo può fare ciò che crede, è l’eroe, il protagonista indiscusso, solo lui può decidere l’andamento della corsa. É quindi possibile che una pratica inserita da un audace cavaliere, avesse riscosso talmente tanto favore da parte del pubblico, da divenire prassi tradizionale. 169 Oggigiorno solo chi è residente a Oristano può partecipare come cavaliere. In passato invece, i cava- lieri migliori erano quelli che provenivano dai vicini paesi: Santu Lussurgiu, Paulilatino, Seneghe, Mi- lis, Samassi, Palmas ecc. dove le corse acrobatiche a cavallo erano praticate in specifiche scadenze calendariali, in occasione di feste tradizionali religiose e durante il Carnevale. 170 Scrive a questo proposito M. Atzori: “le corse equestri a “pariglie”, [...] consistono in esibizioni di acro- bazia compiute da uno o più cavalieri che, in posizione eretta sulla groppa, governano due o più ca- valli lanciati al galoppo. A tale scopo è determinante addestrare i cavalli a procedere appaiati, man- tenendo costantemente lo stesso ritmo di andatura senza disturbarsi a vicenda” (ATZORI 1997: 161) Le Pariglie di solito sono costituite da due o tre cavalieri che sui propri destrieri galoppano appaiati o si esibiscono in acrobatiche figure. 171 Intervista a A.F. Del 27/09/2017 “Po is oristanesos is pariglias, su chi contada fianta parigliasa! No Arremada! La pariglia è più perico- losa! […] [G.S.: «ma tui asi sempre fattu su punteddu?»] no sollevau pura e bogau sa sedda pura! Ne ho vinto di primi premi! […] issarasa fianta Sammazesos, Seneghesi, […] de Dolianova, tziu L. cussu fadiada su casaiu, […] poi ci fiada de Sinnai A. e C. e i fratelli P di Sammassi, gli oristanesi non lo face- vano a sollevarsi tresi cun tresi, cussos du fadianta!” Trad. Lett.: Per gli oristanesi le pariglie! Quello che contava erano le pariglie! No Arremada! [G.S. Chie- de all’informatore: «ma tu hai sempre fatto punteddu?» [figura acrobatica che consiste nel sollevarsi in piedi sul cavallo al galoppo, solitamente è il cavaliere centrale che vi si cimenta, questo tiene le bri- glie e guida tutti e tre i cavalli consentendo agli altri due cavalieri ai lati, di esibirsi in figure sperico- late. ndr] no anche sollevato! E tiravo via anche la sella! [l’acrobazia consisteva nello sfilare la sella al cavallo in corsa ed esibirla al pubblico stando in piedi sul cavallo al galoppo o sopra uno dei compagni di pariglia ndr] Allora [i cavalieri ndr] erano di Samassi, di Seneghe, di Dolianova, zio L. quello faceva il casaro, […] poi c’era di Sinnai A. e C. e i fratelli P. di Samassi […] gli oristanesi non lo facevano a solle- varsi tre con tre [tutti e tre i cavalieri componenti la pariglia si sollevavano contemporaneamente sul cavallo in corsa ndr] quelli lo facevano! A parere di chi scrive quindi, è probabile che esistessero due termini utilizzati separatamente per indicare due azioni distinte, il primo: “ Arremada ” per indicare l’atto di benedizione de s Componidori , con sa Pippia de Maju e il secondo termine “ remada ” indicante l’atto di riversarsi supini, in questo caso sul cavallo, nel gesto effettuato per uscire dalla casa del Presidente (remare; SPANO 1933) 172 e solo successivamente, l’acrobazia divenuta prassi nella seconda metà del 1900 (rimà; MUZZO 1953). Risulta comunque fondamentale, per fornire al lettore un quadro più chiaro e aperto alla libera riflessione, riportare anche interpretazioni complementari non trascurabili. Per quanto riguarda Oristano, è probabile che per assonanza, nel tempo e con il trasmettere del sapere attraverso la tradizione orale, i due termini si siano uniti nel significare pratiche che con il reiterare della tradizione Sartiglia sono divenute simili, nonostante si trattasse originariamente di gesti differenti. Quello che risulta chiaramente dai documenti e dalla tradizione orale per quanto riguarda Oristano è che, fino ai primi decenni del 1900 ca., s’Arremada consisteva esclusivamente in un galoppo durante il quale su Componidori distribuiva erbe e fiori tra il pubblico astante senza acrobazie particolari. Come precedentemente spiegato, la costruzione de sa Pippia de Maju , ha subìto un’evoluzione sostanziale nel corso del 1900. Quando è divenuta un simbolo più estetico che funzionale, con tanto di cerimoniale di costruzione, è stato necessario renderla indistruttibile e perfetta agli occhi del pubblico, che probabilmente in un certo momento della Giostra, ha percepito quel “distruggersi” dello strumento, non più con il significato specifico insito nell’atto di discioglimento del mazzo fiorito, ma come una mancanza di precisione nella costruzione di un emblema che diventava un prolungamento armonioso della figura de su Componid ri, che deve necessariamente presentarsi impeccabile. Quindi, si è perso in un certo qual modo il suo significato originario, a favore dell’armonia estetica dello strumento. Rimane comunque l’accezione insita di buon augurio, mamuta il modo di essere agito. Come scrive Baroja: “Oggi, nella stragrande maggioranza dei casi, le sfilate carnevalesche onsistono in una serie di situazioni o “funzioni” che si ripetono sempre eguali e i cui elementi sono ormai destituiti del loro senso originario, risolvendosi viceversa nella struttura in quanto tale. É probabile che, un tempo, a questi elementi venisse attribuito un significato di volta in volta diverso” (BAROJA 1989: 277). Ancora una volta, analizzando i simboli della Sartiglia , ci troviamo davanti a molteplici possibilità di significato per le quali è necessario approcciarsi olisticamente. Un gesto quindi, quello compiuto da su Componidori durante s’Arremada, fonda- mentale per la Giostra di Oristano, che ne sancisce il termine e che oggi viene atte- so forse più che in passato. 172 Il termine Remare quindi, sembra inteso nell’ “atto del riversarsi all’indietro” come specifi- cano i versi dello Spano in “Sos cantigos de su Ezzu” (1933): […] E si tenet in presse/ a li rez- zer su brazzu/ ma cuddu si che remat a issegus/ [ Trad. Lett. : Si riversa all’indietro ndr] pro si ‘nde liberare:/ sa muzere che lampu si che iscudet a che lu colcat longu a bentre a chelu/ [...] Come si può notare, l’autore di questo scritto non si riferisce a specifiche pratiche agite da cavalle- rizzi. In questo senso però, sembra plausibile indicare l’atto del Componidori che uscendo dalla casa del Presidente, si riversa all’indietro sul cavallo per poter passare dalla porta con il termine “remada”.
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