Sa Pippia de Maju

- 135  - -  134  - timore, in quanto su Componidori è in uno stato di “pericolo” si affida completamente al suo cavallo non vedendo la traiettoria davanti a sé in una posizione innaturale per un cavallerizzo. Diventa fondamentale anche la complicità con il proprio destriero, al quale in quel momento, l’eroe di Oristano si affida completamente. Mario Atzori, riguardo le prove di abilità a cavallo dei cavallerizzi sardi, scrive: “Qualsiasi for a di comportamento acrobatico si fonda sull’opposizione instabilità- st ticità; si tratta di un comportamento che opera sull’esibizione del superamento del rischio attraverso il coraggio socialmente espresso in modo straordinario, al fine di riscuotere consenso dal gruppo sociale” (ATZORI 1988: 65) . S’Arremada che conosciamo oggi, può essere intesa quindi, come una vera e propria prova di abilità, manifestazione di coraggio e prestanza fisica, che tra l’altro si inserisce perfettamente nel contesto degli spettacoli di Carnevale eseguiti a cavallo in tutta l’Isola. Documenta Maria Margherita Satta: Nel Carnevale sardo, si sono elaborate forme di festa popolare in cui si concede più spazio all’esibizione del coraggio, in questi casi si porta in un piano secondario la satira, l’allegoria e il comico. Questo a vantaggio dello spettacolare. Infatti, ancora oggi le forme più spettacolari che caratterizzano il Carnevale e certe feste popolari di alcune zone dell’Isola, sono le corse a cavallo e le gare di abilità. In queste esibizioni di coraggio probabilmente si esprime lo stereotipo culturale della virilità dei sardi racchiusa nella nozione di «balente» ovvero, di colui che vale per prestanza fisica e coraggio (SATTA 1982: 98) S’Arremada viene percepita con particolare timore da parte degli attori della Sartiglia e dalla comunità oristanese poiché su Componidori non deve assolutamente cadere dal suo cavallo, in quanto come precedentemente spiegato «no podi ponni pei in terra» 151 , se ciò accadesse sarebbe segno di sventura e negatività. 152 151 Trad. Lett.: Non può mettere piede per t rra 152 C’è più di un Componidori che ha avuto la sventura di cadere dal cavallo, uno di questi ha testimonia- to la sua esperienza durante un’intervista somministratagli insieme alla collaborazione di Maurizio Casu; la sua storia è stata vissuta con profondo sconforto personale, tanto da portare il cavaliere a non partecipare più alla Sartiglia e addirittura a non montare più a cavallo dopo un anno dall’accaduto : “L’inizio era stato bello, per i costumi, per le bardature, avevamo dei bellissimi cavalli, la giornata poi in- vece era stata terribile, una giornataccia terribile, tutta la sabbia della curva di San Francesco era stata messa in contropendenza per cui dopo il passaggio dei cavalli, di tutti i cavalli tre volte, io sono caduto con lo stocco...la sabbia non c’era più nel tombino sul quale la mia cavalla ha messo il posteriore si- nistro, per cui è stata una scivolata del quarto posteriore del cavallo e io son volato fuori e ho finito la corsa sul gradino di San Francesco. Non sono rimontato, il cavallo per fortuna niente grossi danni io mi ero spaccato la faccia, [quei momenti ndr] ce li ho sempre davanti, mi ricordo chi mi ha raccolto, chi mi ha aiutato ad alzarmi, è morto da poco F.F, mi ha aiutato a rimontare a cavallo, il cavallo si era fatto una contusione all’anca sinistra e sono andato un pochino più avanti nell’ingresso e mi ha curato il medico, mi hanno dato un’altra maschera [quella che indossava precedentemente si era spaccata durante l’im- patto della caduta ndr] quelli che guardavano la Sartiglia in via Mazzini, non si sono accorti di niente, quando io sono passato la maggior parte della gente non si era nemmeno accorta che avevo cambia- to maschera [...] eh ho avuto un attimo di....sbandamento, la mia cavalla era ancora scioccata, io più scioccato della cavalla, i cavalli dei due compagni erano molto più freschi molto più tranquilli della mia per cui mi hanno un po’ sopravanzato a metà percorso, ci siamo un po’ separati, siamo andati in ter- mini sartiglieschi a «cassa fuida», comunque li è finito tutto bene, [durante le pariglie che si corrono in via Mazzini dopo la Corsa alla Stella discesa in via Duomo, dove è accaduto il misfatto ndr] la cosa tragica è stata quando sono caduto, però con lo stocco io fino a 100 metri dalla curva di San Francesco stavo facendo una bellissima discesa, poi questa cavallina era bellina, un’orientalina di manto sauro la comandavo con due dita, era di un pastore di Ovodda. Io ho finito con il 1966 [...] non l’ho fatta più la Sartiglia, ho continuato a montare a cavallo ancora per un anno poi mi sono veramente…mi è rimasto dentro quel colpo brutto, veramente...[...] la mia è stata una caduta in piena corsa rovinosa [...] una cosa terribile, a me mi vengono ancora i brividi quando ci penso! Torniamo indietro, facciamo le discese facciamo tutto, la Corsa alla Stella [...] arriviamo allo stocco, partenza bellissima, curva di San France- sco, la caduta, [...] rimonto a cavallo abbiamo fatto tutta la sfilata, siamo ritornati indietro, restituisco lo stocco [...] prendo sa Pippia de Maju, il cavallo ho visto che reggeva ancora e ho fatto la discesa con sa Pippia de Maju tranquilla senza problemi, una discreta Arremada per le condizioni fisiche in cui mi trovavo in quel momento e li è finita la mia Sartiglia...con un brivido e con tanti rimpianti, perché poteva essere una bella Sartiglia e invece è stata, non dico funestata ma guastata da questa mia rovinosa ca- duta. Cosa mi è rimasto? Sono rimasti i brividi. perché io ogni Sartiglia passo delle giornate incredibili. Adesso, dopo, sono stato negli anni successivi in giuria, sono stato, ho visto tutto praticamente, ho vissuto ancora per qualche anno. Poi siccome mi sono rifiutato di andare a ritirare il diploma da Capo- corsa, ce l’hanno ancora i Falegnami...non l’ho preso, perché mi è sembrato di…insomma, va bene per quelli che iniziano e finiscono bene... [se glielo dovessero rioffrire? ndr] mah non lo so se lo riprenderò, Sartiglia 2008. S'Arremada del Componidori del Gremio dei Falegnami, Furio Tocco. (Foto di Gianfranco Casu)

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