Sa Pippia de Maju
- 119 - - 118 - la Sartiglia iniziava alle 15:00 dopo che i canonici in Cattedrale avevano cantato l’ora media, quindi alla fine [il canonico ndr] usciva suonava la campana, quello era il momento in cui iniziava sa Sartiglia, però di fatto questi sono elementi più legati al rispetto che si dava all’autorità ecclesiastica e non a una struttura devozionale forte, rimangono questi aspetti; come quello che su Componidori con sa Pippia de Maju fa una benedizione a segno di croce ormai, probabilmente c’è stata un’evoluzione di una benedizione precedente […] quasi a voler ancora di più indicare questo legame con la Chiesa, però la Sartiglia in sé non ha né un’origine legata a un evento devozionale né una evoluzione se non in questi elementi, non si fa su Componidori per voto, non si corre la Sartiglia per voto, la si corre per passione, la si corre per altri motivi ma non per una connotazione devozionale propria della religione cristiana cattolica” 108 Per comprendere la carica emozionale di questo atto di benedizione, risulta fondamentale percepire l’ideologia dei protagonisti stessi della Sartiglia che in larga parte l’assimilano attraverso gli insegnamenti appresi nel proprio contesto culturale. “Io non mi vergogno...l dico: mi faccio il segno della croce, quando passa su Componidori io mi faccio il segno della croce. Però ripeto è un simbolo non cristiano eh, si tratta di scaramanzia più che fede, cioè, ricevo la tua e credo e spero che sia...è una speranza ecco” 109 “Nonostante avessi mio zio G.V. nel Gremio, poi successivamente mio fratello G.D. tamburino, mio fratello nel Gremio, nessuno mi ha mai indottrinato, è una cosa che ho sentito che è stato tra l’altro un crescendo perché comunque quando sei piccolo...Si c’era la passione per la Sartiglia, ma c’era la passione più per le pariglie magari, poi invece è cresciuta la passione per la figura de su Componidori per il Gremio di san Giovanni, per i Tamburini, però il segno della croce nessuno me l’ha indottrinato è una cosa che ho sentito dentro ecco, diciamo che è un gesto di protezione, ma per me che lo faccio a Sartiglia finita diciamo che è un gesto più di...protezione si, ma anche di ringraziamento verso quello che ha fatto, «ce l’abbiamo fatta!» ecco, in quel senso... la vivo così” 110 “C’è un po’ di dissacrazione, se di dissacrazione si può parlare, stiamo comunque parlando di una giostra, ma nell’immaginario oristanese invece c’è qualcosa di sacro [fa il segno della croce anche lei? ndr] si e ci credo! comunque lo sento come se ci credessì sempre, in quel momento si credo, assolutamente, e credo che questo sia il sentimento di molti giovani ancora” 111 108 Intervista a Francesco Obino del 13/12/2013 109 Intervista a L.C. Del 10/02/2014 110 Intervista a M.A.D. Del 13/03/2017 111 Intervista a G.S. Del 28/05/2014 “Quando vedo su Componidori che benedice io mi faccio il segno della croce perché mi pare che sia una cosa sacra in pratica, è come se fosse una benedizione davvero, poi questa è una cosa soggettiva, uno la vive in un modo e uno la vive in un altro, almeno io quando la vedo mi emoziono e mi faccio il segno della croce, e nessuno me l’ha detto che è così, me lo sono sentito sempre io e quando benedice alla fine è come se uno dicesse «oh è andato tutto bene» e quindi è una cosa bene augurante, almeno quello che sento io ripeto. [...] Per chi la sente la Sartiglia emoziona questo gesto [...] Fa il segno della croce in modo da benedire la gente, non penso che sia una cosa religiosa in particolare, non credo, [...] è legata al momento della corsa... [...] una benedizione verso la gente tipo un augurio. [...] Molti la fanno molti non la fanno [la croce ndr] dipende, sempre da chi sente questo bisogno di fare la croce, io me la faccio, però vedo che molte persone la fanno, [...] le persone di una certa età [...] sono cose separate ogni fase della corsa si sente in modo diverso differente, una è la benedizione, una è la corsa, sono fasi diverse e vissute con emozioni diverse [...] si eh è finita, è andato tutto bene, diciamo «attrus annus mellus» infatti quando finisce tutta la corsa. [...] [ha insegnato ai suoi figli di accogliere questo gesto con un segno di croce? Ndr] no forse se lo sono sentito per conto loro, sono stati coinvolti anche loro praticamente con l’andare degli anni, [...] n è ch io gli ho detto »quando passa su Componidori ti devi fare la croce», questo no eh” 112 L’importanza chevienedataaquestoparticolaregestostanel fattoche suComponidori nell’immaginario diffuso, viene percepito come un eroe, un Re, che nei giorni della Sartiglia rappresenta la Città di Oristano, ma anche l’intera comunità oristanese. 113 Dopo la c rimonia della Vestizione il cavaliere si accolla il ruolo e la dignità di Componidori: egli comprende in sé tutta la collettività, ne assume le virtù e i difetti passati e presenti e con tale peso di responsabilità tenta nella gara, la sorte per trovare la fortuna nel colpo alla stella; in realtà tenta la buona stella (SATTA 1982: 105) In seguito a questa investitura, che avviene simbolicamente con la minuziosa cerimonia della Vestizione , il Capocorsa assume per la comunità oristanese un ruolo di superiorità, di Eroe , che gli dona un’aura di sacralità, per questo la sua “benedizione” viene avvertita come un gesto prettamente sacro, da rispettare e accogliere con riverenza. 112 Intervista a E.M. Del 10/02/2014 113 Vedi paragrafo III.7
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy MjA4MDQ=