Sa Pippia de Maju

- 107  - -  106  - passato, quando la Sartiglia era ancora di “pochi” e non costituiva un evento turistico, anche sa Pippia de Maju era più semplice, probabilmente questo elemento floreale era utilizzato esclusivamente per la sua simbologia connessa alla rigenerazione della Natura e poco importava della sua composizione armoniosa. Nella manifestazione, era importante la presenza di questo mazzo fiorito e non le caratteristiche estetiche, le quali non venivano prese in considerazione. Dalle immagini a disposizione è infatti possibile verificare che esistevano Pippias de Maju poco curate, molto lunghe e scarne di fiori, al termine della Giostra spesso erano distrutte e proprio in questo stava il significato specifico 87 . 87 Vedi capitolo successivo Rimane nell’immaginario collettivo la connessione al simbolo di rinnovamento vegetale, ma rispetto al passato è cambiata la pratica relativa alla benedizione che viene impartita dal Mastro di Campo . Se prima era fondamentale: “sciogliere e buttare quell’erbe tra la folla” 88 per augurare prosperità al pubblico astante e aspergere questi fiori in segno di abbondanza e fertilità, oggi è solo il gesto che conta e non la pratica vera e propria. É importante che questo mazzo fiorito rimanga esteticamente bello, intatto perfetto, vederlo disfatto farebbe perdere armonia alla manifestazione, alla figura del Componidori, verrebbe visto come qualcosa di poco consono e come mancanza di professionalità e accuratezza da parte dei costruttori. Con il passare del tempo e la trasformazione della Giostra, è quindi mutato il simbolo. All’interno di una manifestazione sempre più apprezzata dal pubblico, che necessita di essere riconosciuta attraverso canoni estetici precisi, da rispettare per soddisfare le aspettative di un pubblico esigente, sa Pippia de Maju , doveva essere in un certo qual modo indistruttibile, perlomeno durante la Giostra. E così, chi ha avuto l’onore di prestare la sua opera per la costruzione, con il passare del tempo ha cercato, in armonia con il mutamento stesso della tradizione, di introdurre pratiche costruttive di elaborazione sempre più accurate che portassero a un risultato specifico. Oggi infatti a fine corsa, viene conservata integra dai Componidoris che la ricevono in dono dal proprio Presidente, mantenuta in freezer o custodita in teche espositive insieme a stelle rosette e stocchi. Un ricordo da esibire, la testimonianza di un’impresa, lo “scettro” del Cavaliere. 88 Aut re ottocentesco anonimo, testimoni za rinvenuta tra i documenti di Giovanni Spano, conservati presso la Biblioteca Universitaria di Cagliari; in “Di alcuni Giochi Equestri/ in feste popolari della Sar- degna/ e specialmente della Sartilla di Oristano”: “Sciogliendo e buttando quell’erbe tra la folla”. Sartiglia 1977. Il Componidori del Gremio dei Falegnami, Gianni Sanna Sartiglia 1957. Il Componidori del Gremio dei Contadini, Antonio Caddeo

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