Le torri, le porte e le mura medievali della città di Oristano
84 dalla porta SanMauro, e dai tratti delle mu- raglie della città lungo le attuali via Solferino, Piazza Manno, via Cagliari e via Diego Contini, causando così lo scempio definitivo al circuito murario urbano. 78 Lo sviluppo dell’edilizia privata nella seconda metà dell’Ottocento ingloberà parti murarie nei giardini o lungo i confi- ni perimetrali delle nuove abitazioni an- dando a preservarle dalla distruzione to- tale, consentendoci così di avere tutt’oggi delle testimonianze materiali. Per quanto concerne le 28 torrette minori, rimane quale unica superstite quella posizionata al termine della via Mazzini, mentre per alcune di esse è ipotizzabile la presenza di parti inglobate in strutture abitative sulle quali non sono state ancora condotte in- dagini specifiche. Ben più triste è il destino di alcune por- te e torri maggiori: quello che rimane della Porta SanMauro viene tamponato e inglo- bato nelle strutture appartenenti alla chie- sa omonima e alla confraternita della Pietà. Dopo la spoliazione di buona parte delle murature adiacenti, la torre di Portixedda si salva a stento perché le vengono addossa- ti vari edifici minori. Il 10 febbraio 1870 viene decretato l’abbattimento della torre di San Filippo, 79 già crollata precedente- mente, e del castello per far posto al nuovo carcere mandamentale che prevede inoltre l’inglobamento della reggia giudicale e di tutti i suoi locali adiacenti. Estremamente spinosa diventa invece la proposta per la demolizione della Porta a Mari, portata avanti dal Consiglio Civico con alterne vi- cende e vivaci dibattiti dal 1859 sino al 1906, e realizzata fisicamente nei primi 78 Cfr. ivi, Sezione Antica, Libro di Consiglieria n.472, c.28r; 79 Cfr. ivi, Beni e Patrimoni del Comune, cartella n. 1618, fasc. n. 6458, lettera Sottoprefettura - 10 febbraio 1870. 80 Cfr. ivi, Sezione Storica, Registro di Giunta n. 781, delibera del 11 aprile 1908. mesi dell’anno successivo per utilizzare an- che in questo caso le macerie come mate- riale da costruzione. 80 Si salva solamente la torre di San Cristoforo per una fortunata serie di con- cause che la preservano dalla demolizione. Tra queste la evidente solidità delle sue strutture, le varie funzioni pubbliche che le vengono attribuite: dal moderno orolo- gio sul fronte all’allarme della grande cam- pana bronzea in caso di inondazione da parte del fiume Tirso, da postazione dove pubblicare i bandi e le ordinanze a caserma della Guardia Nazionale nel 1848. A que- sti fattori possiamo sicuramente aggiunge- re l’affetto degli oristanesi per la loro torre, difficilmente il progetto per una eventuale demolizione avrebbe incontrato il favore dei residenti e verosimilmente avrebbe cre- ato contestazioni e disordini. A sgombrare qualsiasi ipotesi di intervento, l’inserimen- to della torre di San Cristoforo o di Mariano II nell’elenco dei monumenti na- zionali previsto da uno specifico decreto del Regno d’Italia. Pertanto l’elevazione a tale rango la protegge e la preserva, ma allo stesso tempo ne consente l’isolamento dal suo contesto murario : infatti il 29 maggio 1916 viene autorizzato il progetto che pre- vede l’abbattimento delle mura, delle abi- tazioni e della settecentesca chiesa di Santa Caterina ad essa addossata [ Fig.60 ]. Tale progetto viene definitivamente portato a termine agli inizi degli anni Trenta del Novecento, donando alla torre di San Cristoforo l’aspetto con la quale possiamo attualmente ammirarla come ultimo mae- stoso esempio della bellezza dell’antico cir- cuito murario medievale di Oristano.
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