Le torri, le porte e le mura medievali della città di Oristano
75 nel periodo estivo, da quel momento non si può attraversare l’isola senza correre il ri- schio di morire, soprattutto per gli stranieri. Tra i luoghi più insalubri cita Oristano, pro- prio a causa dei suoi stagni e delle sue acque che la rendono inabitabile in quella stagio- ne. La città dista sette miglia dal mare ed è dotata di una cinta muraria antica, all’inter- no vi dimorano pochi residenti, ma tre grandi borghi si estendono fuori dallemura. Il suo stagno e la sua peschiera sono così ab- bondanti di pesci da rifornire l’intera Sardegna di pesce fresco e salato. Trattando degli ordini religiosi e delle strutture con- ventuali presenti, menziona particolarmen- te il Crocefisso di Oristano che per antica memoria viene chiamato di Nicodemo. Carrillo correda la relazione con una tratta- zione linguistica, confermando l’uso della lingua italiana o genovese per comunicare con gli stranieri, della catalana per catalani e castigliani e della lingua sarda per le comu- nicazioni interne. Nonostante lo sforzo finanziario, le con- dizioni delle mura cittadine sono ancora una volta disastrose nel 1631. Infatti, nelle suppliche per i lavori del Parlamento Bayona, il rappresentante della città infor- ma il viceré sulla situazione delle muraglie che sono così antiche da cadere per la loro stessa vecchiaia, inoltre in molti punti sono tanto aperte da permettere il passaggio sen- za alcuna difficoltà. La precaria situazione difensiva, viene evidenziata dal documento di vendita del magatzen simul cum turricula , appartenen- te a don Gaspare Sanna, il quale possiede una torretta trasformata ormai in un ma- gazzino per la raccolta di granaglie. 61 Le mura fatiscenti non bloccano l’acces- 61 Cfr. ASCO, Publici Stromenti , fasc. 1305, c.2r. 62 Il riferimento è diretto alla Legge del Regno d’Italia n.1797 del 29 maggio 1864. so a una città formata da case basse in mat- toni di terra cruda, intervallate ogni tanto da abitazioni a un piano appartenenti a no- bili famiglie oppure a mercanti genovesi e di altra naciò forastera che possiedono in città butigas o comersi de mercadura. Le strade strette e i vicoli si affacciano nelle piazze che vedono la presenza di pozzi pubblici e strut- ture religiose che costituiscono la parte più rilevante dell’architettura cittadina . Il governo della città è affidato a un con- siglio eletto tramite il sistema del sorteggio a imbussolamento, ensaculatiò, ovvero regi- men sortis sive de sach . Il 30 novembre di ogni anno nel giorno del glorioso Sant’Andrea Apostolo, vengono estratti a sorte i consiglieri majors, migians y menors de concel , preposti al governo della città, mentre il 13 dicembre per la festività di Santa Lucia si nominano gli altri incarichi necessari all’amministrazione civica. Inoltre sono presenti i gremi, o corpo- razioni delle arti e mestieri, che regolano le varie attività artigianali e manifatturiere: sarti, muratori, figoli, falegnami, fabbri, calzolai e contadini che agiscono nella du- plice veste di carradors massajos , utilizzan- do i loro carri trainati da buoi per il tra- sporto di merci e materiali. Ogni artigiano deve aderirvi per poter esercitare la propria attività, la quale viene regolata da un rigo- roso statuto che prevede ogni singolo aspetto lavorativo, morale e religioso dei propri associati. I gremi costituiscono l’os- satura della realtà economica locale e conti- nueranno a svolgere ininterrottamente la loro attività sino al 1864, quando una spe- cifica legge del Regno d’Italia abolirà le corporazioni e le costringerà a trasformarsi in società di mutuo soccorso. 62 Un così ele-
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