Le torri, le porte e le mura medievali della città di Oristano
71 Figura 53. Particolare albero deradicato sotto stemma regio presso ufficio tecnico del Comune di Oristano L’Età Moderna e le demolizioni ottocentesche Il 12 agosto 1479 Ferdinando il Cattolico sancisce la trasformazione di Oristano in una città non più soggetta ad un feudatario, ma alle leggi stesse della Corona d’Aragona. Possiamo affermare questo grazie al Llibre de Regiment [ Fig.52 ], ovvero il codice che raccoglie l’in- sieme dei privilegi e delle normative che occorrono per amministrare una città re- gia. Attualmente conservato presso l’Ar- chivio Storico del Comune di Oristano, il prezioso registro fa parte del patrimonio documentario comunale, che nel suo in- sieme costituisce la fonte più importante per la ricostruzione storica della città in tutte le sue molteplici componenti: urba- nistica, architettonica, demografica, socia- le, e istituzionale. L’Archivio è un luogo privilegiato per la ricerca, dove centinaia di documenti atten- dono ancora di essere studiati per riportare alla luce tanti episodi inediti delle vicende cittadine. I fondi documentari sono riparti- ti in due sezioni: l’antico regime o pre-uni- taria, che comprende l’arco cronologico 1479-1848 e, quella storica o post-unitaria, con i documenti stilati e raccolti tra il 1848 e il 1958. Mentre non si possiedono che po- chi frammenti pergamenacei del periodo medievale, probabilmente a causa dell’in- cendio della cancelleria giudicale arborense da parte delle truppe di Nicolò Carroz, che hanno determinato la distruzione degli an- tichi documenti. Questa evoluzione istituzionale segna l’inizio del declino per la cinta muraria urbana, infatti diventa obsoleta nel giro di pochi decenni grazie al rapido diffondersi delle armi da fuoco. Le battaglie di Uras e di Macomer hanno ampiamente dimostrato che gli scontri si decidono in campo aperto, i castelli e le mura non sono più fortezze ma solamente dei rifugi per gli eserciti che manovrano e combattono in pianura. Oltre a questo particolare prettamente tecnico, ne esiste un altro di carattere politico: ormai l’isola è stata pacificata, pertanto ufficialmente non occorrono più strutture per difendersi da un nemico interno, ma ufficiosamente il governo viceregio da Cagliari non approva lavori di ripristino perché non si fida degli arborensi, sempre pronti ad accendere i fuochi della ribellione. Timori forse eccessivi, anche se gli oristanesi non hanno dimenticato le loro origini: quando viene edificato il nuovo palazzo di città nel 1563 nello stemma araldico cittadino al di sotto di quello regio campeggia ancora con fierezza l’albero deradicato d’Arborea [ Fig.53 ].
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