Le torri, le porte e le mura medievali della città di Oristano

55 Nonostante la fama di sovrano truce e sanguinario, Ugone III è un nobile cavalie- re che ha ricevuto un’educazione degna del suo lignaggio, sposa un’esponente della fa- miglia Di Vico, prefetti di Roma e signori di Viterbo, ed è un attento conoscitore del- la cultura del suo tempo e della politica internazionale all’interno della quale si muove con agilità. Prova ne sia le due am- basciate inviate dal duca Luigi I d’Anjoù, fratello del re di Francia, che intavolano le trattative per il matrimonio tra Benedetta, figlia ed erede del giudice d’Arborea e il fu- turo Luigi II d’Anjoù, primogenito del du- ca. 42 I documenti e le ordinanze emanate da Ugone, mostrano un sovrano che non ammette sotterfugi, trattative fumose e de- cisioni ambigue, la sua parola va rispettata e temuta, ma è unica ed inequivocabile. In egual modo le leggi sono chiare ed eguali- tarie per ognuno dei suoi sudditi a prescin- dere dal rango sociale, nessuno può scam- pare dalla pena per i crimini commessi grazie al casato o per le risorse economiche. Probabilmente questa estrema rigidità nel governare senza compromessi è la causa della sua prematura scomparsa: infatti muore tragicamente in una congiura di pa- lazzo nel marzo del 1383, nella quale Pietro IV verosimilmente si trova tra i mandanti, ma gli esecutori materiali e i veri ispiratori sono tuttora da identificare con certezza, viste le modalità e le vittime coinvolte. Ugone viene trafitto a tradimento in una stanza del palazzo giudicale e gettato successivamente in un pozzo insieme alla figlia tredicenne Benedetta [ Fig.38 ], sfor- tunata vittima innocente di quei giorni, 42 Cfr. Carta Raspi R., Ugone III e le due ambasciate di Luigi I d’Anjou , S’Alvure, Oristano 2002. 43 Beatrice d’Arborea muore in un giorno imprecisato dell’anno 1377 e viene sepolta nella cripta riservata alla famiglia del visconte di Narbona presso l’abbazia di Sainte Marie de Fontfroide, cfr. Boyer C., Abbaye de Fontfroide , Lacour, Narbonne 1932. ma anche erede diretta al trono del Giudicato d’Arborea, e questo particolare getta ombre ancora più oscure sulle vere ragioni della congiura. Una morte certamente ignominiosa per un uomo che invece è vissuto tra la gloria dei fatti d’arme, al comando di una piccola flotta di galee arborensi al largo della insulla vocata Malenventre per dare la caccia ai vascelli catalani, così come sui campi di battaglia di Sant’Anna e dei Campidani. Ugone III ha condotto la sua esistenza con un unico ideale che ha trasmesso nel manufatto più significativo giunto sino ai nostri giorni: come Giudice d’Arborea non compie opere difensive o edifica strutture cittadine, ma lascia a tutti noi la campana della libertà. Sita originariamente nel campanile del convento di San Francesco, la campana di bronzo viene realizzata dal maestro fonditore Marco da Perugia nell’anno 1382, e riporta nella sua iscrizione dedicatoria HONOREM DEO ET PATRIE LIBERACI (ONEM), ovvero la liberazione della Patria quale massima aspirazione e ideale stesso di vita del Giudice Ugone III d’Arborea [ Fig.39 ]. Nel periodo immediatamente successi- vo alla congiura, si apre il dibattito per la successione al trono del Giudicato d’Ar- borea. Beatrice, figlia secondogenita di Mariano IV, è ormai scomparsa dal 1377 avendo trascorso in Francia la maggior parte della sua esistenza in un clima lonta- no dagli affari arborensi. 43 Pertanto l’ulti- ma erede diretta del Giudice Mariano IV è Eleonora che, trovandosi tra le più vicine

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