Le torri, le porte e le mura medievali della città di Oristano
49 La fine del Giudicato d’Arborea e l’età marchionale Del periodo compreso tra il 1297 e il 1347, momento nel quale Mariano IV ri- veste il titolodi Giudice d’Arborea [ Fig.34 ], non possediamo attestazioni documenta- rie che rilevano modifiche o lavori di raf- forzamento del circuito murario cittadino. Sicuramente è mutato completamente il quadro politico generale in Sardegna: nell’anno 1323 Giacomo II d’Aragona stringe un’alleanza in funzione antipisana con il Giudice d’Arborea Ugone II, il Comune di Sassari e le famiglie genovesi dei Doria e Malaspina che si legano così in rapporto vassallatico al sovrano aragonese. Nel mese di giugno l’Infante Alfonso d’A- ragona con undicimila uomini sbarca in Sardegna, si unisce agli alleati arborensi e genovesi e inizia le ostilità che porteranno alla sconfitta dei pisani nella battaglia di Lutocisterna. Pochi mesi più tardi e preci- samente il 19 giugno 1324, avverrà la pro- clamazione del Regno di Sardegna [ Fig.35 ] sul colle fortificato della SS. Trinità, rino- minato in seguito colle della Vergine di Bonaria. Non conosciamo le ragioni che portarono Ugone II al vassallaggio arago- nese: forse desiderava liberarsi della scomo- da presenza pisana, o forse pensava di am- pliare il suo potere aspirando al titolo di viceré e luogotenente generale del nuovo regno di Sardegna, ma di fatto sancisce l’i- nizio di quel rapporto diplomatico che porterà alla scomparsa del Giudicato d’Ar- borea nel secolo successivo [ Fig.36 ]. Ad Oristano la comunità pisana perde tutta la sua importanza nei confronti di quella ge- novese e catalano-aragonese. Nuove im- 37 Cfr. Da Varagine I., Istoria sive legenda translationis beatissimi Johannis Baptiste , a cura di A.Vigna, in Atti della So- cietà Ligure di Storia Patria, Genova 1874. portanti figure giungono in città per strin- gere rapporti diplomatici, aprire nuovi canali e collaborazioni in svariati campi che contribuiranno a cambiare il volto del- la città. Come abbiamo sottolineato prece- dentemente, al mutamento in campo poli- tico seguono novità in quello commerciale, e a questi si accostano a breve distanza le ce- lebrazioni religiose. Politica, economia e fede costituiscono le fondamenta del potere di una nazione così come di una singola cit- tà, non vi può essere stabilità e sviluppo se manca un anello di questa catena e quando si verifica una variazione ad uno degli ele- menti, segue un adeguamento degli altri due. A tal proposito appare opportuno un parallelismo: come abbiamo visto l’introdu- zione di celebrazioni pisane nel momento della loro massima influenza all’interno del tessuto cittadino, così in questo frangente vogliamo sottolineare un possibile amplia- mento del culto verso SanGiovanni Battista grazie alla comunità genovese. Jacopo da Varagine tramanda la notizia che nell’anno 1099 dei marinai genovesi portano solenne- mente le reliquie delle ceneri del Battista presso il duomo di Genova al loro ritorno dalla prima crociata. 37 Due secoli dopo il culto è così radicato che nel 1299 l’arcivescovo Spinola approva ufficialmente la consortia di San Giovanni Battista: ovvero una confraternita di laici che si affiancano al capitolo metropolitano e si occupano dell’opera di San Giovanni. I confratelli sovraintendono alla costru- zione della cappella all’interno del Duomo, organizzano i festeggiamenti ci- vili con l’accensione del falò nella notte del 23 giugno, i balli e le luminarie per le vie cittadine e, contemporaneamente, an-
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy MjA4MDQ=