Le torri, le porte e le mura medievali della città di Oristano

43 La capitale di un regno Non si possono dimenticare le vicende del passato, trascurare gli edifici esistenti e ignorare le anime che compongono le varie comunità, pertanto il sovrano arborense deve fondere tutti questi aspetti in un qua- dro unitario. Aver realizzato le mura in for- ma circolare gli consente di dividere l’abita- to secondo i quattro punti cardinali: la Porta Ponti a Nord si collega con la Porta a Mari a Sud seguendo sa ruga maista e quella de is cavalleris , mentre la porta di Xeaguessu a Est si collega con la porta di San Mauro a Ovest tramite sa ruga de Vinchis e Nocos con sa ruga de Santu Antoni. Questo permette di suddividere le quattro macro- zone in quartieri più piccoli, che possano andare a soddisfare le molteplici necessità della popolazione in una visione urbanistica proiettabile nel futuro. Esistono infatti dei poli legati alle attività che si svolgono: abbia- mo già incontrato la via dei mercanti pisani, ma esiste un porto dei genovesi e una loggia dei catalani, così come un quartiere del con- sole nei pressi dell’ospedale di Sant’Antonio. 32 Abbiamo una zona riserva- ta al mercato delle verdure, delle granaglie e del pesce nel quartiere di Porta Ponti , men- tre le macellerie pubbliche si trovano in quello di Porta a Mari . Vicino al quartiere de is cavalleris si trovano i depositi del sale, e a breve distanza quello de is conzas, ovvero le concerie che costituiscono una fonte di red- dito primaria per la città. Nella zona che vedrà sorgere il convento di Santa Chiara [ Fig.30 ] abbiamo la presenza di ceramisti, mentre possiamo trovare un pochino dap- pertutto le botteghe dei falegnami così come quelle dei fabbri ferrai. Accanto ai 32 Cfr. Atzori M.T., Brogliaccio del convento di San Martino di Oristano , Scuola Tip. Benedettina, Parma 1956, p.77. 33 Cfr. Mele M. G., Oristano giudicale, topografia e insediamento , CNR, Cagliari 1999, pp. 123-166. quartieri di più antica attestazione quali Santu Sadurru, SantuAnthoni e Ungloni de banjos , avremo poi quelli di nuova edifica- zione di Castellanu , Santa Clara, Santu Franziscu, Misericordia, Sansalia, Judeos, Pregoni e de sa ruga noa ovvero l’attuale via Angioy che costituisce una zona di terras buidas utilizzabile per una vera e propria espansione edilizia. 33 Nonostante la presenza accertata di quartieri, nei documenti essi vengono ci- tati sporadicamente e non con l’impor- tanza che invece viene data alle rugas. Per la loro natura generica mal si prestano ad un’identificazione delle proprietà citate negli atti di vendita, donazione o eredità, in un momento dove non esiste certamen- te un catasto urbano con stradario e nu- meri civici. Nelle rugas invece persistono molti elementi che assicurano la certezza di un sito, in primo luogo gli edifici reli- giosi che sorgono in maniera inusitata per una piccola città: alle chiese più antiche quali Sant’Antonio, Santa Maria, San Mauro abate, San Pietro, San Saturno, Santo Spirito e San Vincenzo, si aggiunge- ranno i due-trecenteschi conventi di San Francesco, Santa Chiara e della Mercede. A questi si possono accostare le nume- rose fontane pubbliche con i noti putzu de carros , putzu puddinu , putzu de s’agua mala, putzu encomas, putzu ladu, putzu longu, putzu de fuliadellu che contribui- scono con la loro presenza a fornire ulte- riori elementi certi per la toponomastica. Per ipotizzare un atto notarile che possa servire da esempio, immaginiamo la ven- dita di una casa sita in sa ruga de Santa Clara che apparteneva al defunto Anthiogu Massa .

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