in ecclesia Sancte Marie de Arestano

cappella della confraternita del Rosario nella chiesa di San Martino nel 1609 21 . Altra cappella ampiamente attestata nei documenti è quella intitolata alla Madonna del Rimedio. Già dalla fine del 1500 tale cappella era dotata di una statua, tuttora esistente, importata forse da Napoli che nel secolo successivo venne arricchita con un retablo; il retablo venne commissionato dal notaio Pietro Angelo Mura, consigliere in seconda, al pittore Giovanni Antonio Amatuccio 22 per il prezzo di 375 lire con atto del 4 febbraio 1626, e venne da questi consegnato prima del 18 marzo 1628, data nella quale Lixandre Casola 23 , in qualità di suo procuratore, ricevette il saldo della somma pattuita tra il Mura e l’Amatuccio più altre 40 lire per se stesso dovutegli per il lavoro di restauro della statua della stessa Madonna del Rimedio e del Bambino Gesù con pittura dorata e colorata 24 . Anche per questa cappella è attestato il diritto di sepoltura, i cui proventi venivano riscossi dal Capitolo Metropolitano, che in cambio provvedeva alla celebrazione delle messe per i defunti 25 . Negli anni 30 88 21 “ [...] f abricarà la capella de Nostra Señora del Roser en lo matex lloch que vuy ocupa la que vuy es en peu, la qual farà de llargaria y amplaria de la capella del quondam Antoni Manca fabricada dins la Seu d.esta çiutat devant la capella de Nostra Señora de la Annunciada.” 22 Giovanni Antonio Amatuccio pittore e scultore di origine napoletana, risiedeva nel quartiere della Lapola di Cagliari almeno dal 1624, anno in cui è attestato per la prima volta nei documenti; la sua attività nell’isola è accertata fino al 1637. Cfr. F. V IRDIS , Artisti napoletani in Sardegna nella prima metà del Seicento , Dolianova, 2002, pp. 53-62. 23 Attestato per la prima volta in Sardegna nel 1624, Alessandro Casola era un pittore originario di Napoli, residente nel quartiere della Lapola di Cagliari; il suo cognome veniva spesso sardizzato in Casula e a volte Casu o Caso. Muore il 27 ottobre 1631 e il suo corpo viene tumulato nella chiesa di S. Nicola. Cfr. Idem , pp. 41-53. 24 Cfr. ASCa , AnsOr, notaio Nonni Michele, vol. 521, cc. 22v-23v: 1621 marzo 18, Oristano. Il retablo è stato oggetto di studio in: A. Pasolini, Il retablo del Rimedio nel duomo di Oristano , in: Cinquantacinque racconti per i dieci anni. Scritti di storia dell'arte, Soveria Mannelli, 2013, pp. 69-74 (in corso di stampa). Ringrazio sentitamente l’autrice per avere gentilmente messo a mia disposizione l’articolo; si veda inoltre A. P ILLITTU - G. P ANI , Chiese e arte sacra in Sardegna. L'Arcidiocesi di Oristano , Sestu, Zonza, 2003. 25 Cfr. ASCa , AnsOr , notaio Mura Pietro Angelo, vol. 499 (1612), cc. 77v-78v: 1612 febbraio 24, Oristano. L’arciprete Pietro Paolo Pira e i canonici Tommaso Dessì, Giacomo Dessì, Francesco Trogu, Sisinnio Loi, Monserrato Cabra, i dottori Agostino Pira, Nicola Santone e Martino Monni, tutti membri del Capitolo, dichiarano di aver ricevuto dal sarto Giacomo Liqueri cento lire in denaro contante, somma che era stata destinata per via testamentaria dalla prima moglie del Liqueri, una certa Zedda, per la celebrazione di una messa recitata “[...] baxa de requiem celebradora en la capella de Nostra Señora del Remei y absoluçio fahedora en la sepultura ahont dita Zedda es enterrada en lo replà de dita capella” .

RkJQdWJsaXNoZXIy MjA4MDQ=