in ecclesia Sancte Marie de Arestano
Quest’agile lettura ebbe subito ampia diffusione in tutto l’Impero Spagnolo, Americhe comprese e diede un’impronta ben precisa alla musica spagnola per tutto il XVII secolo e buona parte del XVIII 18 diffondendo uno stile molto conservativo improntato, ovviamente, sulle orme di Palestrina. Obiettivamente la situazione iberica era molto differente rispetto a quella italiana. Le corti erano meno interessate al mecenatismo musicale e i compositori si adagiavano nella loro routine. Cerone voleva, così, spingerli verso quel grande ideale rinascimentale di perfezione che aveva fatto raggiungere vette incredibilmente alte. E non è un caso se l’unico compositore spagnolo che cita in termini di assoluta venerazione e stima è Tomas Luis de Victoria, il più romano tra gli iberici, el Compositor de Dios . Ora, tutto ciò è molto bello e interessante, ma con la cattedrale di Oristano che c’entra, tolto quel misero passaggio di, forse, quattro anni? Torniamo al punto dov’eravamo rimasti. Il buon Cerone approda, ricco di entusiasmo, buoni propositi e una discreta voglia di fare, in quell’Oristano ancora mutilata dagli effetti della folgore. Così propone ai cantori della cappella del duomo un brano di Giovanni Pierluigi da Palestrina. E ci rimase malissimo quando scoprì che ad Oristano il nome del suo autore preferito era conosciuto e… disprezzato! I suoi colleghi erano tutti dei supporters di Luca Marenzio. Fu così che il nostro, non perdendosi d’animo, prese le parti dell’ Ave Regina Coelorum palestriniano a otto voci e le trascrisse firmando a nome di Marenzio. Al coro il pezzo piacque e lo si cantò con gran gusto. Questa storiella, che ordinariamente sarebbe rimasta nei confini della città, magari oggetto di vanteria o lamentela in taverna, fece il giro del mondo, in quanto inserita nel Melopeo 19 . E i nostri arcicantori furono pubblicamente messi alla gogna. Ovviamente, in buona compagnia: un 139 18 Tra i trattatisti che citano la sua opera vi sono, ad esempio, Andrés de Monseratte (1614), Andrés Lorente (1672), Manuel Nunes da Silva (1685), Josè Salado (1730), Bernardo Comes (1739), Antonio Roel de Rio (1760), Diego de Roxas (1760) e Antonio Soler (1765). Jorge Guzman arrivò a definire Cerone come il più grande tra tutti i teorici. 19 P. D. C ERONE , El Melopeo y Maestro , p. 309; “[…] Si à este proposito quisiesse yo tambien contàr lo que me aconteciò estando en Cerdeña, menester fuera mas de una mano de papel, la qual quiero à horrar para gastar despues en escrivir cosa que sea de mas provecho, y no emplearla en descubrir la mala voluntad de unos tales que tenian à las obras de Prenestina, y la demasiada afficion que mostravan despues à las de Lucas Marenzio. Basta dezir sumariamente, que para hazer cantar una Ave Regina coelorum a ocho bozes de Prenestina à ciertos arcicantores, fue menester trasladarla, y ponerle el nombre de Marenzio. Las opinion anda preñada y à las vezes pare monstruos porque con cibe de mal uso y de ignorancia; los quales de tal manera perturban el oydo, que le hazen parecer las obras agenas de la calidad que ellos quieren. […]”.
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