in ecclesia Sancte Marie de Arestano

II. Di come la pietra si tinse di scarlatto e la morte visitò la cattedrale: Un manto di tenebra avvolgeva la città semideserta mentre la pioggia incessante creava dei piccoli ruscelletti lungo i canali di scolo della via maestra. Il rumore di qualche carro, l’incedere frettoloso di chi cercava riparo, i lamenti di qualche randagio. Tutto era silenzio, in confronto ai tremendi boati causati dalla furia elementale. E la cattedrale si ergeva imponente, in tutta la sua silente maestà, sferzata dalle intemperie e incurante del peso degli anni. Le sue pareti bianche e nere 8 avevano visto più volte il piombo al posto del cielo e si erano sempre mostrate un solido rifugio per ogni viandante che cercasse ristoro per le membra e per lo spirito. L’unica cosa che, infatti, non si era arrestata dinnanzi al tremendo brontolio atmosferico era la vita liturgica. Questo dava conforto, come le imponenti mura della chiesa. In fondo, quel 26 luglio, festa di S. Anna dell’ Anno Domini 1586 era un sabato come tutti gli altri. Ed ecco frotte di chierici indaffarati per i preparativi del III notturno della domenica. Uno ad uno tutti i canonici del Capitolo Metropolitano occupavano i loro scranni del coro, pronti per la funzione, mentre l’assemblea si disponeva orante lungo la navata. Il maltempo sarebbe cessato prima o poi; la liturgia, specie quella Celeste, è eterna. Tutto proseguiva regolarmente, in quella quarta ora pomeridiana. Pinnacoli di incenso s’innalzavano lungo le volte del presbiterio, spandendosi per tutto il transetto gotico e lungo la navata romanica. Un torculus , poi un salicus , uno scandicus e un porrectus si alternavano sonori nelle sicure voci dei canonici. Ad un tratto al più fragoroso dei boati seguì un violento tuono. Timore e tremore giunsero sull’assemblea e le tenebre caddero su di essa. Una folgore si abbatté con inaudita veemenza sull’alta torre campanaria e questa crollò rovinosamente sulla volta del duomo. In un attimo, la pioggia lapidea raggiunse il suolo. E fu strazio, grida e stridor di denti. La cattedrale non era più un luogo sicuro. Una sola cosa fu più forte del rumore provocato dalla pietra, una sola cosa più del frastuono dato dall’umano terrore. L’urlo di una madre che sentì il proprio cuore spezzarsi, esattamente come la vita del figlio 135 8 J. A LEU , Successos generales de Isla y Reino de Serdeña , vol II, 1684, p. 971; “ Esta Iglesia en su architectura mostra ser obra de Pisanos, como las demas Cathedrales de la Isola, trazeronla espaciosa, alta y capaz, en forma de cruz con tres naves, que las dividen dos ordines de colunas, de una pleza de pietra muy fuerte, con sus arcos de selleria, que sustentan las paredes, y el maderaie del texado de la misma Iglesia; toda la obra dentro y fuera es de cantos quadrados, de color blanco colorado y nigro [...]”.

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