Il Gremio dei Contadini di San Giovanni Battista di Oristano
Foto: Lorem ipsum dolet tamquam. spagnolo” e, altra novità per noi, presenta la igura del com- ponidori con “un berretto rosso” e “una spada sfoderata che tiene appesa al sinistro ianco”. La corsa consiste nel cercare di “far penetrare la spada nei fori della stella” e si cimentano nella prova prima il componidori ed il suo sidante. Il Carta afferma quindi che “terminata la terza corsa”, forse quella del terzo componente della pariglia del componidori , “il seguito corre a suo libito”. Senza riferire delle corse con lo stocco, il racconto prosegue segnalando un duplice passaggio nel percorso con “la bimba di maggio”, effettuato prima dal com- ponidori , poi dal “sotto-componitore”. La narrazione non cita la corsa delle pariglie. Inine, anche per il Carta, la corsa è di origine spagnola e racconta che in principio rappresentava la sida tra due pretendenti che, durante le prove al galoppo nel tentativo di cogliere un anello d’oro con la spada, si conten- devano la mano di una donna. La corsa oristanese dovette la sua istituzione a un “certo proprietario del paese, vincolando il reddito di un suo valoroso tenimento, afinché servisse per le spese occorrenti in questo divertimento carnevalesco”. Diversamente, Francesco Corona, nella sua “Guida dell’isola di Sardegna” del 1896, nel segnalare le corse di cavalli del carnevale oristanese, riferisce prima della “corse a pariglia”, segnalando come, sin da quei tempi, “a gruppi di due, tre e quattro, formando delle piramidi umane”, i cavalieri davano vita ad un spettacolo entusiasmante. Parlando “de sa giostra” che si corre nella piazza del duomo, il Corona riferisce sia del tentativo dei cavalieri di “inilare una medaglietta bucata” con “una specie di stocco” sia della corsa de su componidori che, al galoppo, benedice la folla con “una mazza intessuta di erbe e iori”. Termina ricordando che la corsa “vive ancora per un lascito fatto da un ricco signore del paese”. È del 1899 l’opera “Lo sport in Sardegna” del Voltan, in cui si riferisce delle “corse assai belle” che si tengono la domeni- ca ed il martedì di carnevale in Oristano grazie ad “un antico lascito”. In questo lavoro si parla della corsa dei cavalieri nel tentativo di cogliere una stella d’argento con una spada, si illustra la igura de su componidori che reca “in volto una ma- schera di legno rivestita di cera” e si sottolinea che “anche gli altri corridori sono mascherati, ed i cavalli, riccamente bardati con gualdrappe e inimenti di ricco lavoro, spesso d’argento, con coppia di pennacchi, iocchi e campanelli, offrono uno spettacolo assai pittoresco e degno di essere veduto”. Da un’analisi sinottica di tutte queste testimonianze, si osser- va che esse concordano nel riferire che la corsa della Sarti- glia, istituita con un legato per volontà di un prelato o di un signor tto locale, segna per antica tradizione i festeggiamenti 90
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