Il Gremio dei Contadini di San Giovanni Battista di Oristano

nel suo racconto, “un convitto rivolto a tutte le maschere”, chiude i festeggiamenti della giornata. L’Autore termina la sua narrazione esprimendo un certo disappunto per la decadenza in cui versava la manifestazione in quegli anni e, invitando tutti ad un maggior interesse per quella festa, auspicava la realiz- zazione di “un’altra Maschera in legno, come quella che si ha, così bella ed espressiva, e che hanno rotta”. Sono numero- si gli spunti di rilessione offerti da questo racconto come la presenza della stella in argento, il suo piccolissimo foro o le discese con lo stocco de su componidori e del suo secondo prima delle discese alla stella degli altri cavalieri. Particolar- mente interessante per il nostro studio risulta la notizia circa la rottura della maschera. Come vedremo, per quel che riguar- da il gremio dei contadini, numerosi documenti testimoniano sul inire dell’Ottocento, la mancanza di una “maschera bella” per il capo corsa, infatti, per diversi anni, il gremio acquistava presso la bottega di Eisio Garau di Oristano, le maschere de- stinate a su componidori . Anche numerose fotograie dei pri- mi decenni del Novecento testimoniano l’utilizzo di maschere diverse, in attesa della nuova maschera di legno, realizzata solo nel 1952. Anche alcune notizie offerte da Vittorio Angius nel Dizionario geograico storico statistico e commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna del Casalis del 1845, mancano di conferme e contrastano con la più recente tradizione. Ci riferiamo ai colori assegnati alle maschere dei componidoris , verde la domenica e scura il martedì e al rito dell’incrocio delle spade eseguito a gran galoppo dai due contendenti. Anche dal suo resoconto parrebbe che le prove con lo stocco, “alla stella o all’anello”, del capo corsa e del suo sotto-capo, si disputino subito dopo quelle con la spada, richiamando in questo modo gli antichi rituali cavallereschi dove le prove di scontro diretto tra mante- nitori e venturieri si svolgevano di seguito, destinando ad una fase successiva le prove di tutti gli altri cavalieri partecipanti. L’Angius, afferma che la corsa “sostienesi per due legati, i cui redditi sono destinati alle spese necessarie per il convito che offresi ai torneanti” e che dopo il duplice passaggio sul percorso del capo con “un fantoccio di pervinca”, ci si sposta nella “contrada delle corse” per lo svolgimento delle pariglie. Nel 1869 Gio Maria Carta, nella sua opera “Brevi notizie di Oristano”, riferendosi alla corsa del carnevale oristanese, par- la di una “corsa a cavallo con maschera veramente bella a vedersi”, con cavalieri impegnati nel cogliere una “stella di materia argentea avente nei dintorni dei buchi bastevoli a po- tervisi introdurre liberamente la iamma di una spada”. Afferma quindi che guida la corsa “il Componitore vestito di costume 88

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