Il Gremio dei Contadini di San Giovanni Battista di Oristano
Raimondo Zucca Università di Sassari del capo corsa della Sartiglia del 12 febbraio 1893, o ancora la ricevu- ta del 5 febbraio 1909 per un cappello a cilindro, costato lire 17, della ditta Antonio Martello di Cagliari, utilizzato da Su Componidori di San Giovanni per la Sartiglia del 21 febbraio 1909. Non solo, nel testo è messo a frutto l’impegno di ricerca, nell’Archivio Storico Comunale e nell’Archivio di Stato di Cagliari, di molti studiosi quali Walter Tomasi, Antonella Casula, Ilaria Urgu, Sebastiano Fenu e degli stessi Maurizio Casu e Francesco Obino, che oggi consente di tracciare con sempre maggiore sicurezza l’evoluzione della Sortilla cavalleresca, dalla Piazza di Città (Piazza Eleonora), di fronte al Cin- quecentesco Municipio, alla Sartiglia carnascialesca, corsa sulla Seu di Santa Maria. Secondo il calendario liturgico preconciliare della Chiesa la Domenica di Quinquagesima era l’ultima prima del tempo di Quaresima, ed in quella data e nel martedì successivo gli Oristanesi celebrano la festa della città, la Sartiglia. La festa della città! All’ombra della Cattedrale e dell’eccelsa torre ot- tagona, memoria dei tempi romanici e gotici, quelli del Regno d’Ar- borea. Il percorso è quello che si snoda dalla Reggia giudicale di Piazza Man- no lungo la ruga de Santa Maria, la titolare del Duomo, ai medievali San Francesco e Sant’Antonio. Sappiamo che questa Sartiglia è l’erede diretta della sortilla d’impron- ta catalana che la municipalità oristanese teneva dal Cinquecento nel- la piazza di Città (piazza Eleonora), di fronte al suo municipio. Sappiamo che i gremi (Corporazioni) gestiscono la Sartiglia di Carne- vale almeno dal Settecento. Ma questa è la festa di tutta la città, è il vessillo degli Oristanesi. Nel 46° volume dell’Archivio Storico Sardo, nel 2005, è stato pub- blicato l’inventario dei beni che la sposa di Mariano IV, Timbora de Rocabertì, portò a Oristano, quando venne a dimorare nel palazzo di Piazza Manno. Vi erano gli elmi per i tornei, segno che Timbora as- sisteva alle giostre cavalleresche nella Oristano medievale, e perché no? anche alle corse all’anello. Ma la Sartiglia è la festa della Città, come il Palio a Siena, come la Giostra del saracino d’Arezzo, come i ceri di Gubbio. Se è la festa della città, mi auguro che gli Oristanesi di oggi e di domani ne siano ieri e ne traggano lo spirito di unione che animò la città del passato, nell’indomito anelare di Faust al costruire a fronte della volontà di ro- vina dell’antico tentatore. 11
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