Aristana - Culture e architetture del Mediterraneo

139 In particolare si sono rivelati molto preziosi gli scritti di due membri del Capitolo diocesano di Ales-Terralba: Mons. Lorenzo Tuveri (1931-2016) e Mons. Abramo Atzori (1909-2001). Il Tuveri, infatti, ebbe il merito di raccogliere e riordinare degli appunti scritti dall’Atzori sulla storia di Sardara, paese di cui entrambi i canonici erano originari. Gli appunti manoscritti di Mons. Atzori, a loro volta, si rifacevano alle carte redatte dal sacerdote Luigi Montixi, che fu viceparroco di Sardara negli anni Venti del Novecento, ai tempi in cui la parrocchia era officiata dal Rev. Carmelo Susanna. Il Montixi, è utile precisarlo, fece spesso riferimento alle carte redatte da don Picciau, rettore della chiesa dell’Assunta tra il 1907-1916. Secondo l’interpretazione data da Roberto Ibba, il paragrafo che Mons. Atzori dedicò al Camposanto potrebbe riportare dei riferimenti al monumento funebre e alla relativa epi- grafe marmorea. Il passo è il seguente: «“Egli [Maréchal?] ebbe dai colleghi un grazioso ricordo funebre”. Era la dicitura del cippo marmoreo posto al limite del passaggio a destra di chi si avviava ad entrare in chiesa. Tale ricordo era ancora visibile ai tempi del rettore Picciau, quando, abbassato il pavimento della chiesa, dovette essere anche sterrato in parte il sagrato. Il cumulo di ossa che ne risultarono era ancora visibile ai tempi del rettore Diana, quando furono trasferite al cimi- tero comune [Don Giuseppe Diana fu rettore dal 1917 al 1925]» 31 . Il passo, quindi, sembrerebbe alludere al «ricordo funebre» del Maréchal. Il fatto che vengano menzionati i committenti dell’opera, ovvero i colleghi del defunto, consente di ipotizzare che il rettore Picciau, tra il 1907 e il 1916, potesse leggere – se non tutta – almeno la metà inferiore della lastra, che, allo stato attuale delle conoscenze, risul- ta dispersa. La notizia degli stravolgimenti che nel primo Novecento interessarono le quote pavimentali più antiche trova conferma nelle già citate relazioni dell’Arch. Casti. L’Ispettore Onorario riferì prorpio dei lavori eseguiti nel 1907, in occasione dei quali le lastre litiche della pavimentazione erano state sostituite con lastre in marmo senza tener conto delle preesistenze. Il riferimento fatto ai primi del Novecento ad un «cippo marmoreo» con tutta probabilità ubicato nell’area immediatamente esterna alla chiesa, potrebbe riguardare la sola lastra funeraria o l’intero monumento funebre. Prendendo in considerazione la seconda eventualità, si potrebbe supporre, anche solo come ipotesi di lavoro, che la sepoltura del Tenente savoiardo fosse sovrastata da un cippo riportante l’epigrafe dedicatoria. Prestando fede alla tradizione locale, si dovrebbe presumere che l’urna marmorea oggi conservata all’interno della chiesa potesse impre- ziosire il monumento funerario. Formulando una prima idea ricostruttiva dell’originaria conformazione dell’opera si po- trebbe immaginare che la lastra marmorea fosse fissata ad un basamento parallelepipe- do analogo, per forma e dimensioni, a quello più recente su cui poggia la statua lignea di San Bartolomeo. Il marmo epigrafico, largo oggi circa 50 cm, potrebbe essere stato applicato su uno dei lati del plinto. Il piedistallo potrebbe avere sorretto il vaso neoclassico dando vita ad un cippo compa- rabile, almeno concettualmente, a quelli che contraddistinguono alcune delle tombe più antiche del Cimitero Monumentale di Bonaria, a Cagliari, come ad esempio quelle del di- 31 Il dott. Roberto Ibba riferì che le «Carte del canonico Lorenzo Tuveri ( Appunti di storia sardarese di Mons. Atzori raccolti dal sottoscritto da fogli scritti a matita )» sono custodite presso l’Archivio Storico diocesano di Ales. L’INGEGNERE SAVOIARDO FRANCESCO MARÉCHAL E LA COSTRUZIONE DELLA STRADA REALE

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