Aristana - Culture e architetture del Mediterraneo
138 roco vissuto nel Seicento], nel mezzo del presbiterio», il gesuita Giovan Antonio, morto nel 1700, tal Pedro Pisano, morto nel 1747, e Nicolas Cocco, scomparso nel 1762. Questo dato prova come, almeno fino al XVIII secolo e quindi fino a pochi decenni prima rispetto alla morte del tenente Maréchal, alcuni defunti venissero sepolti all’interno dell’aula. Si era nel mese di gennaio del 1978 quando il Casti informò la Soprintendenza che le ope- re previste non erano state portate a termine per mancanza di fondi. L’Architetto sollecitò il Ministero affinchè non venisse a cessare la sorveglianza su eventuali futuri interventi di restauro condotti all’insaputa degli enti preposti alla tutela del monumento. Si temeva, infatti, che per «senso di economia» il parroco affidasse i lavori a «personale poco esper- to mandando in rovina quanto è rimasto di salvabile». In una missiva di poco successiva, infatti, l’Ispettore ebbe a stigmatizzare l’operato di una ditta chiamata dal sacerdote ad intervenire sull’edificio. All’interno dei faldoni che hanno come oggetto la «Chiesa Parrocchiale Beata Vergine As- sunta di Sardara» si conserva un contributo scritto nel marzo del 1998 da don Francesco Tuveri ed estratto dall’opera Sardara, S. Antonio e le altre chiese , in cui vennero analizzate in maniera dettagliata sia l’aula di culto dedicata all’Assunta sia le opere in essa custodite. Della già menzionata cappella delle Anime o del Purgatorio, datata al XVII secolo, furono descritti il dipinto murario raffigurante il Seppellimento del Cristo e un’altra opera, posta «nella parte alta», raffigurante «le Anime tra le fiamme». Nessun riferimento fu fatto dell’urna marmorea oggi presente all’interno della cappella. Grazie alle ricerche condotte dallo studioso è possibile apprendere come il cimitero conti- guo alla parrocchia fosse documentato fin dal XVII secolo. Diversi atti ascrivibili all’ultimo quarto del Seicento, infatti, menzionano i sardaresi che trovarono sepoltura sotto il por- tico un tempo addossato ai prospetti esterni della fabbrica. La chiesa, stando alle analisi dell’autore, ebbe diverse fasi costruttive. Tra la fine del XVI e il XVII secolo la navata centrale sarebbe stata prolungata, voltata e dotata di nuove cappelle. Numerosi documenti testimoniano come all’interno degli ambienti laterali si usasse sep- pellire i defunti. Nel 1637 la navata fu pavimentata con lastroni litici e le tombe presenti furono coperte con quattordici losas . Lavori di ripavimentazione sono attestati anche nel 1720-22, quando si fece ancora menzione delle tombe e delle relative lastre di copertura. Attorno alla metà del Settecento, all’interno della chiesa è certificata la presenza di oltre quaranta tombe coperte con losas o ladrillos . Sotto il governo pastorale del vescovo Giusep- pe Maria Pilo (1761-1786), il cimitero parrocchiale, delimitato da un muro di cinta, risulta avere necessità di un generale riordino e di un nuovo ossario. Nel 1860, il rettore della parrocchia, Sisinnio Garau, all’inizio del suo mandato, ebbe a la- mentarsi con il vescovo delle condizioni generali della chiesa. Il sacerdote manifestò l’in- tenzione di spingere il sindaco di Sardara a rinnovare l’istanza presso il Demanio «per il lastricamento in marmo» dell’aula. Il Rettore affermò di aver trovato le cappelle piene di materiale inutilizzabile, di polvere e di pietre che avrebbe fatto «sbarazzare». Lo stesso Ga- rau (1860-72) fu il primo redattore del già citato Liber Chronicus che riporta anche notizie precedenti l’inizio del suo mandato. È qui documentato che, ancora alla fine del XVIII secolo, si usasse tumulare i defunti all’interno dell’aula di culto. Il notaio Campus, ad esempio, tra il 1789 ed il 1794 chiese di essere tumulato nella cappella della Vergine d’Itria. Altre informazioni utili alla ricostruzione delle vicende legate alla Parrocchiale di Sardara e alla tomba Maréchal si devono al dott. Roberto Ibba, Cultore della materia Storia Mo- derna presso l’Università degli Studi di Cagliari, che, nel mese di febbraio del 2021, mise gentilmente a disposizione di chi scrive un estratto del materiale documentario da lui direttamente esaminato. CLAUDIO NONNE
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