Il Codice di Lucano

-  36  - legge di eversione dei beni ecclesiastici emanata il 2 marzo 1865, e destinata ad ospitare il distretto militare. Sappiamo che, negli anni successivi alla soppres- sione, un cospicuo numero di libri e di beni artistici di proprietà del convento (tra i quali spicca certamente il retablo della Dormitio Virginis oggi alla Pinaco- teca Nazionale di Cagliari) fu acquisito dal Comune: non sarebbe irragionevole supporre che nel novero di questi beni ci fosse anche il nostro Lucano. Quasi certamente ad un religioso francescano, tale Pietro Liqueri, si riferisce la nota di possesso (databile su base paleografica tra fine Seicento e inizio Sette- cento) di c. 115v.: Amen dico v bis. Pater Petrus Liqueri . L’autorevole ipotesi formulata da Enrico Rostagno sull’origine toscana del ma- noscritto è confermata dalla tipologia specifica dell’ornamentazione che riman- da, come si è visto, all’area toscana settentrionale, e più precisamente a Pisa, nell’ultimo quarto del XIII secolo. La paleografia e, soprattutto, la decorazione del manoscritto (in special modo l’iniziale ornata a motivi fitomorfi di c. 1v) sono peraltro tipologicamente impa- rentate con quelle del gruppo di codici, conservati nella Cattedrale di Oristano, segnati ACO, P III-IV-V-VI-VII-VIII, costituenti un monumentale Antiphonale la cui datazione agli ultimi decenni del XIII secolo e la cui provenienza dall’alta Toscana sono state già autorevolmente dimostrate 18 . Giampaolo Mele ha poi ac- certato, sulla base di alcuni indizi interni piuttosto precisi, quali la presenza nei manoscritti di historiae francescane e di testi liturgici peculiari, l’origine mino- ritica dei sei codici, e ne ha altresì inferito che essi dovessero essere destinati al convento oristanese di San Francesco, del quale recenti scavi hanno portato alla luce vestigia sconosciute e substrati cronologicamente molto alti e di notevole interesse 19 . Tale proposta di datazione cronica e topica del codice consente di gettare una qualche luce sulla questione della committenza dell’opera. L’epoca di confezio- namento del manoscritto è, infatti, quella in cui nella storia del giudicato di Ar- borea campeggia la figura del grande giudice Mariano II, che con la città di Pisa e alcune delle più illustri famiglie pisane ebbe strettissimi legami, al punto da diventare cittadino giurato pisano nel 1265 e da lasciare in eredità al comune di Pisa la terza parte del regno di Cagliari 20 . Per quanto attiene poi al collegamento tra il Lucano e l’ Antiphonale della Cat- tedrale, occorre sottolineare come le relazioni tra la famiglia giudicale e l’ordi- ne dei frati minori fossero piuttosto solide e cordiali fin dalla metà del secolo, epoca in cui si colloca la cospicua donazione fatta alla congregazione da parte del donnikellu Gottifredo, ai tempi del giudice Guglielmo di Capraia. Ebbene, il 18  Cfr. G. Mele, Note storiche cit., pp. 22-35 (spec. 30-31; 43). 19  Cfr. Ibidem, p. 30. 20 Cfr. Mariano d’Arborea , in Dizionario biografico degli Italiani , vol. LXX (sub voce), Roma, 2008.

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