Il Codice di Lucano
- 35 - Nel 1927 la soprintendenza bibliografica regionale dispone il restauro della le- gatura, per cui è stanziato dal Ministero dell’Istruzione Pubblica un sussidio di 1000 lire. Il restauro è affidato, come si è detto, alla Biblioteca Medicea Lauren- ziana, e si concretizza nel rifacimento integrale della legatura e nell’integrazio- ne di un quaternione mancante. L’invio in Sardegna del codice, avvenuto nel dicembre del 1927, è accompagnato da una puntuale analisi codicologica del libro, redatta dal direttore della Laurenziana e illustre paleografo, Enrico Ro- stagno, nella quale, oltre al resto, è formulata, su base paleografica, un’ipotesi sull’origine del manoscritto: «La scrittura è di mano toscana: si potrebbe anzi asserire di mano fiorentina». Rientrato ad Oristano, il manoscritto vi rimane fino al 1941, anno in cui, su stimolo della giovane studiosa Giovanna Igina Floris, la soprintendenza biblio- grafica regionale lo richiede affinché possa essere posto al sicuro in un rifugio antiaereo. Nel 1946 il codice è ancora a Cagliari quando la medesima studiosa pubblica il primo studio su di esso 15 , e vi rimane fino al 1950, anno in cui il sin- daco Salvatore Annis indirizza alla soprintendenza bibliografica regionale una lettera dai toni a dir poco accesi, nella quale chiede la restituzione immediata del manoscritto, che viene effettivamente subito restituito e ricondotto ad Ori- stano. Il libro fu scortato in città da Giovanni Pau, fratello del futuro primo di- rettore dell’Antiquarium Arborense Peppetto, che dovette certamente avere un ruolo decisivo nella sensibilizzazione dell’amministrazione comunale rispetto alla questione dell’assenza, che si protraeva da ben nove anni, del manoscritto dalla città. Solo ipotesi è possibile formulare sull’itinerario del volume prima del 1895. La notizia, data generalmente per assodata 16 , che il Lucano fosse appartenuto al convento dei padri Scolopi fino al 1866, anno in cui i religiosi abbandonarono Oristano, è di fatto priva di fondamento, giacché del codice non si trova traccia nell’inventario (redatto appunto nel 1866) dei libri e degli altri beni acquisiti dal Municipio oristanese dopo la soppressione del convento e la requisizione dei beni da esso posseduti 17 . Assai più probabile è invece l’ipotesi per cui il volume fosse custodito nel con- vento di San Francesco, una porzione del quale fu requisita per effetto della 15 G. I. Floris, Un manoscritto oristanese inedito di Lucano , cit. La studiosa tra l’altro vi segnalava il fatto che il paleografo Silvio Lippi, nel suo Inventario del R. Archivio di Stato di Cagliari e di tutti i pubblici Archivi della Sardegna (Cagliari, 1902) non aveva fatto alcun cenno a questo codice. 16 Così fa, ad esempio, anche Giampaolo Mele in Note storiche cit., p. 71 n. 167. 17 Cfr. Archivio storico del Comune di Oristano , sez. storica, fasc. 2869; cfr. anche Archivio Storico Fondo edifici di culto , scheda 969, consultabile online all’URP https://archiviodigitalefec.dlci.interno.it/fec/docu- menti/detail/IT-FEC-ST0001-000867/969-padri-scuole-pie-sotto-titolo-san-vincenzo-martire-oristano-caglia- ri-prov-attuale-oristano.html?currentNumber=1&startPage=0
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