L’origine è la meta

177 Il 1961 è un anno ricco di eventi: su in- vito del Liceo artistico di Cagliari espone tre opere alla Seconda mostra nazionale d’arte dove è membro della giuria insieme a Mauro Manca, Gavino Tilocca e Mario Ciusa Romagna e partecipa a diverse mo- stre estemporanee (luglio a Montecatini Terme; settembre a Olbia) in cui viene premiato in più di un’occasione. La frequentazione della Toscana, e, in particolare, di Pistoia, città natale del- la moglie, diventerà l’occasione per raf- forzare l’amicizia con il pittore pistoiese Marcello Lucarelli, che Contini aveva co- nosciuto in Sardegna negli anni ’50. Nel 1963 è la volta della mostra alla Gal- leria di Sassari “Il Cancello” assieme a Mario Delitala e Pietro Antonio Manca mentre nel 1964 frequenta nuovamente Venezia dove può ammirare le opere in- formali di Alberto Burri. S’Iscravamentu (rito pasquale del- lo “schiodamento” di Cristo dalla croce) viene esposto da Contini in occasione del XIX premio nazionale di pittura “F.P: Mi- chetti” a Francavilla al Mare. Il Cristo morto è un’opera rielaborata più volte e raffigura un Cristo materico, co- struito con colle e tempere acriliche me- scolate a pezzi di cartone che servono per dare rilievo alla figura. l’opera è concepita come metafora della vita, della morte e della loro “interrelazione”. Nel triennio 1964-1967 a Oristano si organizzano numerose manifestazioni artistiche tra le quali spicca la rassegna del “Settembre oristanese”. In queste oc- casioni Contini realizza diverse opere raf- figuranti temi sacri e carnevaleschi della sua città, conseguendo diversi premi. Ritorna il tema sacro della Processione de su Jesus che stavolta si svincola dalla tradizionale pittura delle opere degli anni Venti e Trenta per avvicinarsi ad una sin- tesi prossima all’espressionismo astratto e dove ogni rimando narrativo viene eli- minato a favore della rapidità gestuale. All’età di sessantaquattro anni con- tinua la sua ars combinatoria di colore, materia e pathos, tratto distintivo delle sue ultime opere: Maestrale , evocazio- ne dello sforzo di un gruppo di pescatori intenti ad ammaestrare le vele durante l’improvviso aumentare del vento; Albero della cucagna , con fondo cupo e indefi- nito dal quale emergono piccoli e grandi pezzi di juta, lumeggiati da tocchi di biac- ca; Cristo a tre braccia , materico e ope- ra chiarificatrice di un processo creativo sempre vivo e vicino alla lezione informa- le, ma anche alle “pitture nere” di Goya per la drammaticità monumentale della figura sacra. Sino al 1968 Contini continua a dipin- gere e ad aiutare gli allievi che frequenta- no il suo studio, ma nel 1969 è costretto ad abbandonare insegnamento e pittura a causa di un male incurabile. Nello stesso anno si trasferisce a Pistoia con lamoglie Dorotea e i figli Valerio e Car- la e qui muore il 25 agosto del 1970, lonta- no dalla sua Isola e dalla sua Oristano.

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