L’origine è la meta

173 Gli anni Cinquanta: verso orizzonti e linguaggi artistici nuovi La costante ricerca di originalità e l’ansia innovativa sempre tesa a scoprire nuove soluzioni figurative lasciano individuare nella pittura di Contini un percorso com- plesso, sempre più ricco di oscillazioni e di novità che lo avvicinano a molti artisti isolani- Foiso Fois, Liberi Meledina, Vin- cenzo Manca - impegnati a sviluppare una sperimentazione vicina a esiti neo- realistici ed espressionisti. Il bisogno di allontanarsi dalle conven- zioni e dai modi consueti della pittura tra- dizionale impegna pertanto l’artista orista- nese senza che si interrompa tuttavia il suo rapporto con l’immaginario isolano. Egli afferma “ Sono convinto che il fol- clore sardo racchiuda dei valori inesti- mabili per la mia arte. Si rapporta alle esigenze coloristiche delle correnti mo- derne e richiama una tavolozza ardita e smagliante” . Sorprendono per il loro eclettismo le tele di piccolo e grande formato; le origi- nali ceramiche e la rinnovata espressività coloristica. Questa testimonia in primo luogo l’urgenza di movimentare la scena con rapide pennellate e vibranti passaggi cromatici, qua e là incupiti o riscaldati da accentuate atmosfere. Si ha ancora una volta l’impressione che, al di sopra delle diverse vie intraprese dall’artista, la tensione sperimentale e la curiosità insaziabile predominino su tut- to il resto. Contini lavora con entusiasmo e par- tecipa a numerosi eventi espositivi che si organizzano in Sardegna e nella Penisola: a Bologna, Palermo, Pistoia e Roma. Nella primavera del 1950 su invito di Giuseppe Susini, presidente dell’associa- zione di cultura “ Ugo Foscolo ”, espone a Cagliari alla mostra d’arte moderna in Sardegna. L’intento della mostra è quel- lo di riunire gli artisti che rispecchiano una tendenza moderna nella concezione e nell’esecuzione delle proprie opere. Gli espositori presenti sono Foiso Fois, Pietro Antonio Manca, Libero Meledina, Maria Lai, Eugenio Tavolara e Gavino Tilocca. Tra i dipinti di questi anni non mancano ritratti aventi come soggetto la famiglia con la moglie, spesso ritratta da sola con forza espressionistica, e i due figli, Vale- rio e Carla. Opere, invece, come La ruota della fortu- na , Ritmi di giostre e Pagliaccio sono an- cora una volta frutto di sintesi “fauviste” e tentativi di astrazione. Un’attenzione particolare Contini la rivol- ge al mondo del lavoro, soprattutto ope- rai, contadini e pescatori in una visione colta dal vivo. Alla Seconda Mostra Regionale delle Arti figurative di Nuoro del 1953, espone tre opere, tra le quali spicca Il minatore , dedicata alla classe operaia di Carbonia e Iglesias, che viene premiata insieme a quelle di Dino Fantini e Libero Meledina. Protagoniste de “ La protesta ” sono, inve- ce, donne che urlano, angosciate e dispe- rate, dove il segno si fa nervoso, violento e il dolore diventa il vero protagonista di questa tela. In questo periodo Nuoro diventa il centro culturale più attivo in Sardegna. Numerose sono le mostre che vi si orga- nizzano e a cui Contini prende parte. Tra il dicembre del 1954 e il gennaio del 1955 alla Terza Mostra Regionale delle Arti Figurative espone l’opera “ Ritorno dai campi ”. Il tema dei contadini, dei brac- cianti agricoli viene riproposto da Carlo

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