L’origine è la meta

170 I lavori di restauro che comprendono an- che la sostituzione dei vecchi altari delle cappelle laterali e la pavimentazione in marmo e gli stessi affreschi sono in gran parte finanziati dalla signora Usai Fadda Angelica (come attesta un articolo pubbli- cato nel quotidiano “La Sardegna Catto- lica”) e il 12 dicembre del 1937 i lavori a quella data sono ormai ultimati. Nella volta del presbiterio affresca una delicata Madonna ritta sulle nuvole che tiene in grembo il Figlio Divino mentre un corteo di angeli musicanti e di putti le si stringe intorno a venerarla e contemplarla. L’influenza tiepolesca è più che evidente. Nel raggio cortissimo del catino absidale Contini poi realizza, senza aiuti, l’ “Allego- ria arborense ” ispirato ad altre esperien- ze pittoriche italiane e spagnole. Qui l‘ar- tista tiene conto dell’impianto geometrico e con grande intelligenza compositiva si- stema i personaggi della scena secondo arditi scorci che conferiscono dinamicità e armonia all’intera rappresentazione. Con questo affresco Contini vuole ri- cordare “ quando i sardi e specialmente i popoli del Giudicato di Arborea, stanchi di lotte interne ed indecisi su di un loro incauto abbandono nelle mani di Ara- gona, tennero nel loggiato della Chiesa delle Grazie un’adunanza memoranda nel gennaio 1375 quasi per implorare da Colei i lumi necessari per venire ad una deliberazione per loro la più utile e sicu- ra” . (da Note storiche , in “ La Sardegna Cattolica ”, 1937). A posare per l’affresco sono autentici popolani vestiti col tipico costume del Campidano oristanese e questo permet- te a Contini di esprimere al massimo un appassionato realismo e di catturare lo sguardo di chi osserva anche grazie alla piena luminosità dello sfondo, allusione della presenza divina. I disegni preparatori comprovano l’osti- nata e attiva ricerca di studio dei caratteri per quest’opera. È sempre vivo, inoltre, il ricordo dell’educazione veneziana che si nota, ad esempio, nello scorcio sapien- te di alcune figure e in alcuni dettagli. Nell’affresco, infine, la piena padronanza degli effetti luministici e chiaroscurali di- mostra la raffinata e personale sensibilità artistica di Carlo Contini. Oltre che a Venezia, Contini si reca anche a Roma dove partecipa al Concor- so per la decorazione musiva del salone del palazzo dei ricevimenti e Congressi di Roma. Indetto nel 1939, della parteci- pazione dell’artista all’evento rimangono solo alcune fotografie d’epoca che comun- que attestano il suo vivo interesse a pren- dere parte a manifestazioni artistiche im- portanti al di fuori del contesto culturale isolano. Gli anni Quaranta e l’arte come passione di vita A partire dagli anni Quaranta l’arte di Contini si apre verso scelte stilistiche e formali più originali. Spesso si ha l’im- pressione che in lui sia forte l’esigenza di scoprire e sperimentare tutto. Anche quando tra i soggetti spiccano un buon numero di Sartiglie, Processioni e scene religiose, Contini evita la monotonia valo- rizzando i temi trattati affinché generino in lui e nella sua arte motivi e particolari che lo spingano a rinnovarsi. Per questo la forte spiritualità e lo spirito d’indipen- denza che lo caratterizzano rimangono inalterati; riflette continuamente sulle fonti della propria cultura e medita sui problemi stilistici, sui movimenti e sulle correnti artistiche europee.

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