L’origine è la meta
169 Conosce bene lo stile di Filippo Figari e Giuseppe Biasi e partecipa alle Mostre sindacali che si organizzano nei capoluo- ghi sardi. La lezione veneziana del Tiepolo e del Veronese assume un ruolo importante nella realizzazione dell’opera “ Il trionfo di Eleonora d’Arborea ” del 1931, dove Contini inserisce colori più chiari, rende la luce più blanda e moderata e accentua maggiormente l’angolazione prospettica e la distanza tra la figura di Eleonora in trono e i popolani, accorsi numerosi per rendere omaggio alla Giudicessa atteggia- ta a figura sacrale e austera, madonna ri- nascimentale e dea pagana della fertilità. L’intento apertamente rievocativo e il ca- rattere celebrativo dell’insieme esaltano una parte importante della storia sarda e soprattutto della storia di Oristano. Quando Contini usa un linguaggio uffi- ciale lo affronta supportato da una auten- tica fede di valori sociali e culturali della sua gente. Coerente ai valori del realismo, attraverso l’uso sapiente del disegno e del colore, conferisce un’autentica disinvol- tura e immediatezza a tutta la composi- zione dove le figure “in costume” acqui- stano vero ruolo di protagoniste. L’attrazione di Contini per i temi an- tichi e tradizionali culmina inoltre nella “ Sartiglia ”, giostra equestre, probabil- mente praticata in età giudicale, che ogni anno si ripete a Oristano durante i giorni del carnevale. Dipinge l’evento con interpretazione per- sonale e potenza quasi aggressiva del se- gno e del colore che evidenziano il ritmo intenso e cadenzato del corteo equestre guidato da “ Su componidori ” che in alcu- ne opere emerge dalla penombra densa e colorata, accompagnato dai cavalieri e dai tamburini, che a ritmo sostenuto richia- mano la concitata folla all’ordine. L’ac- cento quasi epico e l’atmosfera festosa dei colori che Contini richiama sono vicini a certe soluzioni impressionistiche. In questi anni, alla costante pratica del di- segno e alle diverse soluzioni combinatorie tra luce e ombra, Contini unisce lo studio di soggetti tipici della vita e della cultura popolare sarda. Un’accurata attenzione viene rivolta ai personaggi rustici, vestiti in costume, pastori, contadini e pescatori. Non mancano neppure gli Autoritratti specchio autentico della maturità fisica e morale raggiunta dall’artista. Passa le giornate a dipingere e si reca spes- so a Cabras dove nel 1931 e nel 1936 incon- tra il pittore e incisore Giuseppe Biasi. Nel paese lagunare è consuetudine in- tonacare le piccole case dei pescatori con colori pastello che richiamano la traspa- renza e la vibrante atmosfera degli stagni. Il repertorio di immagini, usanze e tradi- zioni che si offre ai due artisti è pertanto attraente. Contini insiste sulla vita popolare sar- da e sui suoi protagonisti. Ritrae uomini e donne segnate dal lavoro faticoso, immer- se nei propri pensieri e testimoni di una sincera e spontanea realtà paesana. Anche se il pittore oristanese rinuncia alle tentazioni decorative per esprimere com- pletamente la vena sentimentale e psico- logica dei personaggi, la lezione biasesca è comunque visibile in scelte compositive raffiguranti scorci urbani. Oltre al cospicuo numero di opere (la maggior parte a olio) Carlo Contini, rien- trato da Venezia, realizza gli Affreschi del Santuario della Vergine delle Grazie. In un documento dell’archivio eccle- siastico si legge che Carlo Contini riceve l’incarico del parroco di Solarussa cano- nico Giuseppe Loy di dipingere pareti e volte della chiesa a partire dal 1933.
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