L’origine è la meta
8 La borsa verrà quindi assegnata con il voto segreto ed unanime di 14 presenti. Questo l’antefatto municipale che dischiuse a Carlo Contini l’intrapre- sa degli studi e le feconde esperienze vissute non solo durante il soggiorno romano, ma anche nei periodi trascor- si a più riprese a Venezia, nelle circo- stanze effettivamente decisive per l’e- voluzione della sua ricerca estetica. Partenze e ripartenze sembrano connotare una grande avventura: que- ste pagine ne danno conto anzitutto in sede biografica e critica, e quindi ico- nografica, consentendoci di onorare un impegno condiviso con i figli, Va- lerio e Carla, ai quali Oristano deve la generosa e preziosa donazione che ha arricchito in modo formidabile la Pi- nacoteca intitolata a Carlo Contini, e in essa la dotazione permanente che di fatto diverrà il cuore stesso dell’espo- sizione civica che trova posto nella Via Sant’Antonio. Spetta a Giuliano Serafini, illustre curatore dell’esposizione e del testo che il lettore ha fra le mani, raccon- tare Contini aiutandoci a ritrovarlo, a partire dall’incipit che proprio Serafi- ni suggellò nelle memorabili Mostre di Oristano e di Pistoia, a cominciare dalla sagacia strabiliante dei titoli as- segnati agli eventi di allora e dei cor- relati cataloghi - del 1998 e del 2002 - e che troviamo confermata nel saggio che segue, redatto dallo studioso con il consueto rigore e con appassionata e adamantina facondia. Perché però una mostra e dunque un Catalogo nuovi? Anzitutto perché la nostra premura è quella di assegnare a Carlo Contini e alla sua Opera il posto che essa merita, non solo in forma sì autorevole e però estemporanea come accaduto finora, e sotto questo profilo la fruttuosa in- terazione con gli eredi ci rende fieri di scrivere questa Nota, ma anche o soprattutto perché la consapevolezza della critica e della storia dell’arte - e così pure l’orgoglio e l’affetto riserva- to all’Artista - ci hanno incoraggiato come Oristanesi, al di là delle date ce- lebrative che motivano l’evento, a ri- badire con vigore l’afflato fra Contini e la sua amata città. Davvero Contini è uomo ed artista capace di amare quello che si trova sempre allo stato iniziale delle cose e della coscienza, di «tràdere» questi valori (per usare un efficace latinismo) facendosi mentore eccellente nel tra- sporre, tramandare e trasmettere tut- to ciò, anche alle generazioni dei suoi giovani allievi, persuaso - come fu - a non tradire che l’essere nato ad Orista- no (e non altrove) era stata e resterà la sua cifra più intima ed imperitura, radicata e radicale. Insomma una bussola niente affat- to emendabile. A partire ad esempio dal 1925, quando realizza un’impo- nente Processione notturna de Su Je- sus . Due anni dopo allorquando è co- optato nell’antesignano cenobio della Scuola d’arte applicata (posta sotto l’egida di Francesco Ciusa) come co- adiutore.
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