La Sartiglia

30 È la creazione di una divinità. Di un tabù, se vogliamo usare l’espressione di Francesco Alziator. La mattina su Componidori è solo un nome. A mezzogiorno comincia la sua metamorfosi. Più tardi si ammireranno la giostra, la spada infilata nel cerchio della stella, le acrobazie sui cavalli, ma quanto c’è di sacro si esprime fra quattro mura. Al riparo dalla grande folla. E non per tutti, anche se mille esigenze vorrebbero stravolgere una regola ancestrale. La vestizione de su Componidori è il rito della città intesa come casa, esige intimità prima dell’esplosione popolare. È questo passaggio che dà il senso più profondo alla festa, che evoca subito la trascendenza a cui chiedere prosperità. Ed è anche la parte più carica di mistero: nasconde un volto e ne crea un altro, impenetrabile ed eccezionale. In una cerimonia che solleva il sipario, presentando il protagonista. A lui e solo a lui, nell’intera giornata, il compito di benedire. Squilli di tromba e “su passu ‘e strada” accompagnano il prescelto alla sede del Gremio. Dove lo attendono le “massaieddas” in costume che hanno portato i cestini con gli abiti. Le immagini rimandate da tante edizioni fissano visi fermi e concentrati: su Componidori è quasi assorto. Sempre impassibile. Silenzioso, dentro se stesso, proprietario esclusivo di un incarico che gli altri non possono conoscere. Seduto sulla “mesitta”, viene vestito con movimenti leggeri e sicuri, dalle figlie di figlie di donne che hanno ricevuto un’esperienza secolare: una trasformazione lenta e calcolata. L’uomo, perché è ancora uomo, indossa “su collettu”, una giacca senza maniche che si allunga dalle spalle alle ginocchia. Poi sugli indumenti sbocciano i fiocchi e si accendono i colori, il rosso del Gremio dei contadini, il rosa e il celeste del Gremio dei falegnami. Infine è il momento della maschera: si compie il passaggio dalla terra al cielo. L’intoccabile straordinarietà è conquistata. Un cilindro e una camelia completano la vestizione. Ora su Componidori è asceso e può mostrarsi: monta a cavallo direttamente dal tavolo. Riverso sull’animale. Non potrebbe fare altrimenti. Non può toccare la terra. Non può essere contagiato. Fino a sera rimarrà una divinità.

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